LA DATA

3 febbraio 1957

Il 3 febbraio 1957, con un ritardo di un mese e due giorni sulla data annunciata, andava in onda la prima puntata di Carosello, trasmesso pressoché ininterrottamente dalla Rai fino al 1° gennaio 1977. Venti anni, 7.261 episodi, oltre 30 mila sketch che hanno fatto la storia delle televisione e del costume, uno specchio dell’evoluzione dei gusti e del consumismo, dalla pubblicità delicata e fantasiosa, agli spot aggressivi dagli anni 80 in poi.

Per la produzione dei “caroselli” pubblicitari venne coinvolto il mondo del cinema, della tv e del teatro nazionale e internazionale: Aldo Fabrizi, Totò, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Raffaella Carrà, Giorgio Albertazzi, Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Abbe Lane, Orson Welles, Dario Fo, Edoardo de Filippo, tra gli attori; i fratelli Taviani, Ermanno Olmi, Folco Quilici, Duccio Tessari, Dino Risi, Mauro Bolognini, Giuseppe Patroni Griffi, tra i registi.

Il format di Carosello, il cui nome era ispirato al film Carosello napoletano, uscito nel 1954 per la regia di Ettore Giannini, era molto semplice: cinque comunicati pubblicitari (così si chiamavano), preceduti da brevissimi telefilm, per lo più cartoni animati, accattivanti per i bambini, per i quali il programma rappresentava la fine della serata alla tv. Tanto che è rimasto a lungo nei modi di dire “andare a letto dopo Carosello”, quando iniziava la tv “degli adulti” con film e programmi non sempre adatti ai più piccoli.

Molto rigide le regole: i filmati non potevano superare i 2 minuti e 15 secondi, di cui in 1 minuto e 45 secondi di spettacolo e 30 secondi di pubblicità sul prodotto, il cosiddetto codino, rigidamente separato dal resto. Lo sponsor poteva essere nominato o scritto durante il filmato massimo sei volte. Sui contenuti, poi, i paletti erano ancora di più: niente sesso, violenza, incoraggiamenti al vizio; no a pubblicità di mutande e reggiseni, niente menzione di parole “sconvenienti”, le cosiddette parolacce, o di “cattivo gusto” come depilazione, peli, sudore, forfora, deodorante; no a donne in abiti succinti o in costume da bagno, sì al lieto fine delle mini-storie.

Celebri i personaggi dei cartoni animati: Angelino per il detersivo Supertrim, l’Omino coi baffi per la Bialetti, il vigile Concilia per il brodo Lombardi, Ulisse e l’ombra per il caffè Hag, Svanitella Svanitè per la cera Liù, l’indianino Unca Dunca per Riello, Olivella e Mariarosa per l’olio Bertolli, Capitan Trinchetto per le Terme di Recoaro, Calimero per il detersivo Ava, Jo Condor e il Gigante amico per Ferrero; poi i pupazzi animati: Topo Gigio per i biscotti Pavesini, Carmencita e Caballero per il caffè Lavazza, l’ippopotamo Pippo per i pannolini Lines.

Carosello è stato un fenomeno tutto italiano, ma famoso anche all’estero. Il 5 settembre 1971 una selezione degli sketch più belli è stata presentata al Museo d’Arte Moderna (MoMa) di New York.

La fine del programma è stata la fine di un’epoca. Come scrisse Enzo Biagi sul “Corriere della sera”, nel luglio 1976, «Carosello ha educato i nostri figli, è stato, dal lontano 1957, un appuntamento e una pausa nell’angoscia quotidiana; mostrava un mondo che non esiste».