LA DATA

31 maggio 2005

Ci sono voluti 33 anni prima di conoscere il nome della “gola profonda” più famosa dell’epoca moderna, tale che al confronto, Wikileaks e sodali sono una copia sbiadita. L’uomo che contribuì ad alimentare lo scandalo Watergate, al secolo William Mark Felt.

Il 31 maggio 2005, tre anni prima della sua morte, ha deciso di rivelarsi al mondo, affidando la sua “confessione” al proprio avvocato e, tramite lui, al sito di “Vanity Fair”, dove esordisce con la frase «I’m the guy they called “Deep Throat”», mettendo così la parola fine su uno dei segreti politici più dibattuti della storia americana recente.

Felt, negli anni ’70 era vicedirettore dell’Fbi, dal quale si ritirò nel 1973. All’epoca dei fatti aveva 59 anni e sulle ragioni che lo portarono a rivelare quanto sapeva sul Watergate sono state fatte solo congetture. La tesi più accreditata è che Felt fosse spinto dall’insoddisfazione rispetto alle nomine nel Bureau e da una guerra interna alle istituzioni americane. In molti sostengono che non avesse fatto questa solo, ma che l’Fbi avesse deciso di alimentare il fuoco dello scandalo sul “Washington Post” per far cadere Nixon. Anche sulle ragioni che lo hanno spinto a confessare di essere la gola profonda del Watergate non ci sono certezze.

Sappiamo invece tutto sulle conseguenze delle sue chiacchierate con Bob Woodward, uno dei due cronisti del “Washington Post” che, insieme a Carl Bernstein, fece esplodere la bomba del Watergate, costata l’impeachment e le dimissioni di Richard Nixon, due anni dopo.

 

Nell’immaginario collettivo è l’uomo senza volto, interpretato da Hal Holbrook, nel film più famoso sul Watergate, Tutti gli uomini del presidente di Alan Pakula. Quello che si incontra in gran segreto con Robert Redford-Bob Woodward, in un parcheggio sotterraneo, sempre in ombra e nascosto dietro un pilone, con i tratti del viso appena accennati.

 

Quest’anno, peraltro, è in uscita un film, non ancora distribuito nelle sale cinematografiche, dedicato a questo controverso personaggio, The Silent Man, del regista Peter Landesman, dove Felt ha la voce e il volto di Liam Neeson. È curioso che il film sia stato messo in lavorazione in un momento in cui l’attuale presidente degli Stati Uniti rischia l’impeachment e i dirigenti della Sony Picture, che ha prodotto la pellicola, parlino di un rinnovato interesse per l’argomento visto il clima politico che si sta respirando negli States.

Sicuramente il Watergate sarebbe andato avanti lo stesso, perché altre sono le prove che alla fine incastrarono Nixon. Ma è fuori da ogni discussione che Felt, con le sue rivelazioni e grazie anche all’intelligente operazione di “marketing della notizia” che il “Post” costruì intorno alla fonte, sia stato determinante per mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sull’inchiesta di Bernstein e Woodward, con le conseguenze universalmente note.

Lo stesso pseudonimo “gola profonda”, che il giornalista usa nel suo libro All the President’s men e nell’omonimo film, fu scelto con cura dal direttore del “Washington Post”.

Howard Simons si ispirò all’espressione “deep background” utilizzata per definire le fonti anonime, strizzando l’occhio al famoso e discusso film porno Gola profonda, appunto – che era uscito e di cui si chiacchierava molto proprio in quel periodo, per contribuire a creare un alone di mistero e di prurigine intorno all’inchiesta.

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