LA DATA

4 novembre 1966 (… 2011)

4 novembre 1966, la data dell’alluvione di Firenze, ma anche di Grosseto, di Pisa e di buona parte della Toscana: tutto il bacino idrografico dell’Arno, dell’Ombrone pistoiese e dell’Ombrone Grossetano. Nello stesso giorno, anche l’Italia settentrionale fu colpita da piogge torrenziali e da alluvioni che interessarono in particolare il Trentino-Alto Adige, il Veneto e parte della della Lombardia, mentre Venezia veniva invasa dall’acqua alta. Furono 35 i morti accertati in Toscana, di cui 17 a Firenze. Altre decine di vittime in Nord Italia. Sui morti di Firenze, peraltro, è stato mantenuto uno stretto riserbo per 40 anni e il numero esatto è stato reso noto solo nel 2006 dall’associazione “Firenze promuove”, alimentando leggende metropolitane che volevano il tributo di vite umane molto più alto.

Tutti, comunque, sono concordi nel ritenere che i morti avrebbero potuto essere molti molti di più se il disastro non si fosse verificato in un giorno di festa, il 4 novembre, appunto, celebrazione delle forze armate, rosso sul calendario fino agli anni ’70. Molta gente era a casa, pochi in strada o al lavoro, chiusi i negozi e gli esercizi pubblici, per la stragrande maggioranza ubicati a pian terreno.

Il relativamente basso numero di vittime, rispetto a tanti altri disastri che hanno colpito l’Italia negli ultimi 100 anni, non rende meno grave quanto è accaduto 51 anni fa, il cui ricordo è ancora forte e drammatico in chi quei momenti li ha vissuti.

Mezza Italia fu messa in ginocchio, ma la memoria più dolorosa nell’immaginario collettivo è quella di Firenze, per l’enorme impatto emotivo che la devastazione della culla del Rinascimento ebbe in tutto il mondo. “L’alluvione”, senza data e senza complemento di specificazione, è quella del Capoluogo toscano. “Angeli del fango” è l’espressione usata per la prima volta proprio per le centinaia di volontari che, immersi nella mota per giorni, si adoperarono per salvare persone, beni e suppellettili, certamente, ma soprattutto l’immenso patrimonio artistico e culturale della città.

Firenze colpita a morte dal fiume che la attraversa si risollevò e tornò più splendente di prima anche grazie a questi ragazzi, le cui immagini fecero allora il giro del mondo nelle tv e sulle testate giornalistiche internazionali, in mezzo a loro a documentare lo scempio e la voglia di tornare alla normalità. Scendevano a frotte dai camion, con le pale in spalla, gli stivali, la voglia di aiutare i fiorentini a risollevarsi e la città a restituire all’umanità il suo patrimonio di bellezza.

Molti sono gli episodi rimasti nella storia di quei giorni a testimoniare la solidarietà mondiale per la città. Dagli appelli di don Lorenzo Milani, al documentario di Franco Zeffirelli, che conteneva anche un appello dell’attore Richard Burton e che contribuì non poco a smuovere le coscienze, alle parole di John e Ted Kennedy che chiedevano aiuto per Firenze.

L’alluvione è protagonista di canzoni, celebre quella omonima di Riccardo Marasco, fa capolino nei film, anche in quelli comici come Amici miei atto II, mentre i ragazzi che spalano fango compaiono nella pellicola La meglio gioventù.

Purtroppo altre generazioni di angeli sono state protagoniste di altrettanto drammatici disastri e sono tornati a spalare fango a Genova, proprio il 4 novembre del 2011, e ancora in Liguria a ottobre 2014, nella bassa Maremma, a Orbetello, nel 2012, fino all’ultima drammatica alluvione che ha sommerso Livorno. E mentre ci si interroga, 51 anni dopo, su come difendere il fragile suolo italiano, le immagini della meglio gioventù scorrono nella memoria, indelebili simboli di speranza e solidarietà.

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