IL NUMERO

405.000

Parliamo di anni. E si tratta di un ciclo. Ogni 405.000 anni si dispone una configurazione planetaria di cui Giove e Venere sono i siderali protagonisti, tale da allungare l’orbita terrestre di quel tanto che basta per provocare apprezzabili – cioè rilevanti – cambiamenti climatici. Ovviamente gli scienziati non si sono convinti della cosa stando col naso all’insù, bensì nella posizione opposta e scavando. Perché le tracce di quello che ci riguarda più direttamente si trovano come sempre in un sottosuolo. Potenti carotaggi di rocce antichissime poco fuori New York hanno recentemente portato alla luce – come riferisce Le Scienze – le prove inconfutabili di questa precisa e datata routine, stimata con metodi molto sofisticati.

Sollevando la solita farfalla dal senso di colpa di provocare cataclismi con un unico battito d’ali, non ci stupisce scoprire come siano svariati gli eventi ciclici extraterrestri e planetari che determinano il clima e le stagioni. Cicli che contengono cicli, e chissà quali altre e complesse interdipendenze, si combinano però su scale così vaste che la stessa idea di ciclicità inizia ad ondularsi e a vacillare. Ma sapendo quanto ci conforti trovare delle regolarità nella natura così da illuderci di avere in qualche modo la situazione sotto controllo, possiamo probabilmente consolarci dello sparire delle nostre medie stagioni ampliando le vedute. Tra tutti i corsi e ricorsi delle traiettorie spaziali il modo di dimostrare di essere nel mezzo di una qualche mezza stagione non sarà certo così introvabile.

Come sempre, tutto è relativo e – riducendole, le vedute – possiamo immaginare anche in una singola giornata di luna e di sole l’avvicendarsi di una stagione calda, di una fredda e di due invertite e mediamente più temperate. Tutti i santi giorni. L’effimera Efemera sarà di certo – seppur brevemente – d’accordo.

Il dibattuto cambiamento climatico che appare invece determinato se non del tutto, principalmente dalle ormai note cause antropiche, il Global Warming di cui una sempre più vasta parte della popolazione mondiale si sta rendendo incauta protagonista accelerandone il verificarsi nei suoi effetti, non fa certamente parte di questo genere di eventi circolari.

Perché banalmente non è un ciclo, ma una serie, di errori, e una brevissima fiammata. Come quella che sublima la falena stordita da troppa luce nel debole fumo che si avvita nella notte estiva. Come la febbre che debella il virus che l’ha procurata.

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