LA DATA

5 agosto 1936

Il suo è il primato dei primati: il 5 agosto del 1936, alle Olimpiadi di Berlino, la velocista Ondina Valla conquista la medaglia d’oro negli 80 metri ostacoli, con il tempo di 11”6 stabilito in semifinale il giorno prima, e diventa la prima atleta italiana a vincere un oro olimpico. Non ci fu, quindi, solo Jesse Owens a rompere le uova nel paniere a Hitler, che per quella gara puntava su Anny Steuer, arrivata seconda. Ci voleva anche questa giovane italiana, dal nome insolito.

Aveva appena 20 anni, Trebisonda (così l’aveva chiamata il padre in omaggio alla città turca, che lui riteneva la più bella del mondo), tanta grinta, tanto coraggio e la determinazione a vincere, anche per riscattare la mancata partecipazione ai Giochi di Los Angeles del 1932, dove, come lei stessa raccontò «sarei stata l’unica donna della squadra di atletica. Così mi dissero che avrei creato dei problemi su una nave piena di uomini. La realtà è che il Vaticano era decisamente contrario allo sport femminile» (Mara Cinquepalmi su “L’enciclopedia delle donne”). Le squadre femminili, infatti, erano state ammesse ufficialmente in gara solo nel 1928, alle Olimpiadi di Amsterdam, e ci fu davvero una pressione del Vaticano affinché Ondina non accettasse la convocazione per Los Angeles, poiché era ritenuto “sconveniente” che una ragazzina di 16 anni affrontasse la traversata atlantica in una spedizione completamente maschile.

Nata a Bologna il 20 maggio del 1916, unica femmina di cinque figli, già a 13 anni primeggiava nei campionati studenteschi ed era considerata una promessa dell’atletica femminile italiana. Risale a quel periodo l’inizio della rivalità sportiva con la concittadina, compagna di scuola e amica Claudia Testoni, anche lei tesserata con la società “Virtus Bologna sportiva”, campionessa europea negli 80 metri ostacoli, a Vienna nel 1938. Sarebbe stata proprio lei l’antagonista della Valla per tutta la carriera sportiva. Si sfidarono 98 volte in gare ufficiali, con un bilancio a favore di Ondina: 63 vittorie e 5 ex-equo. Pare che l’amicizia tra le due atlete si sia incrinata proprio a Berlino, dove Claudia Testoni risultò quarta al fotofinish, dietro la tedesca Anny Steuer e la canadese Elizabeth Taylor.

La medaglia d’oro valse a Ondina Valla (a destra nella foto con Claudia Testoni) la popolarità nazionale e internazionale. La giovane atleta divenne suo malgrado il vanto sportivo del regime fascista, che nella cosiddetta “sana e robusta costituzione” vedeva il simbolo della forza e la prerogativa della razza, che usava i risultati degli atleti migliori per fare propaganda dentro e fuori i confini nazionali. Al ritorno in patria, Ondina fu ricevuta dal Duce a piazza Venezia, con un’accoglienza che era stata riservata, allora, solo alla nazionale di calcio di Vittorio Pozzo, che aveva vinto il Mondiale nel 1934 e nel 1938.

Dopo Berlino la carriera sportiva di Ondina Valla proseguì ad alti livelli per altri 20 anni, benché una spondilosi vertebrale le rendesse sempre più difficile allenarsi e gareggiare. A L’Aquila, dove si era trasferita dopo il matrimonio con il medico Guglielmo De Lucchi, subì il furto della medaglia di Berlino, di cui anni dopo, la Federazione italiana di atletica leggera guidata da Primo Nebiolo, le donò una riproduzione.

“Il sole in un sorriso”, come era stata definita questa atleta di grande personalità, cuore e passione, è morta il 16 ottobre 2006 nel capoluogo abruzzese, a 90 anni,  dopo una lunga vita di vittorie e trionfi.

Insieme ad altri grandi dello sport italiano è stata inserita nella “Walk of Fame” al parco olimpico del Foro Italico e nella Hall of Fame della FIDAL.