Una catena umana lunga 680 chilometri, formata da oltre 3 milioni di donne, per manifestare a sostegno dell’uguaglianza di genere. È successo alcune settimane fa in India, nello stato di Kerala, dove si è verificata questa singolare iniziativa per rivendicare il diritto delle donne a entrare nel tempio indù di Sabarimala. Un’antica legge, infatti, fino a pochi giorni fa quando è stata abolita da una sentenza della Corte Suprema, vietava alle indiane tra i 10 e i 50 anni di accedere al luogo sacro, ritenendo che la divinità celebrata nel tempio, il Signore Ayyappa, che è celibe, potesse essere tentato dalle donne sotto i 50 anni.
La decisione dei giudici di aprire l’ingresso a tutta la popolazione ha scatenato la violenta protesta degli integralisti, cui hanno risposto prima Bindu Ammini e Kanaka Durga, due donne di 40 e 39 anni, che sono riuscite a entrare nel tempio scortate da alcuni agenti di polizia, sfidando il pericoloso fanatismo di chi è contrario alla sentenza. Poi la catena umana, cui, nei giorni successivi è seguito l’ingresso nel tempio di una terza donna.
Purtroppo la manifestazione pacifica tutta al femminile non è bastata a placare gli animi degli integralisti, sostenuti dal Partito popolare indiano, che hanno scatenato violenti scontri con le forze dell’ordine. Il bilancio è stato di un morto, numerosi feriti, circa 800 persone arrestate, almeno 600 fermate.