LA DATA

8 febbraio 1587

L’8 febbraio 1587 Maria Stuarda “perde” la testa, spedita sul patibolo da Elisabetta I Tudor, preoccupata dal fatto che molti cattolici ritenessero la cugina, regina di Scozia dal 1547 al 1567, la legittima sovrana d’Inghilterra. La malcapitata era già da almeno due decenni  stata fatta prigioniera e rinchiusa nella Torre di Londra. Con l’ingiusta accusa di complotto Elisabettà firmò  la condanna a morte della cugina di religione cattolica, che è tragicamente divenuta una delle figure più note del XVI secolo.

La mattina dell’esecuzione Maria si vestì di velluto marrone e cremisi – i colori del martirio – e si avviò verso il patibolo. Bendata, fu fatta inginocchiare su un cuscino e poi il boia calò la sua ascia. Sfortuna volle che la mira non fosse quella giusta e la colpì alla testa, anziché al collo, e fu macabramente necessario intervenire altre due volte per portare a compimento l’esecuzione. A quel punto il boia alzò la testa della malcapitata per mostrarla alla folla, gridando «Dio salvi la regina Elisabetta».

Figura romantica per eccellenza, nei secoli seguenti Maria Stuart, tragicamente morta a 44 anni dopo lunga prigionia,  ispirerà molti artisti. Il francese Alexandre Dumas le dedicherà un romanzo, l’italiano Gaetano Donizetti un’opera lirica e il poeta tedesco Friedrich Schiller una tragedia. Ancora oggi si tramanda la sua immagine di donna bellissima, di una altezza inusitata per la sua epoca, con un viso angelico e dal carattere dolcissimo.