LA DATA

8 ottobre 1803

«Basta col ricreativo, passiamo al culturale!». La citazione dal film Berlinguer ti voglio bene mi serve per introdurre l’argomento di oggi che sarà più “impegnato” del solito.

Vi parlerò della vita del conte Vittorio Amedeo Alfieri. Tutti voi, che sicuramente siete stati zelanti studenti, certo conoscete l’insigne drammaturgo, ma non vi farà comunque male un bel ripasso.

Vittorio Alfieri è nato ad Asti il 16 gennaio 1749 e deceduto a Firenze l’8 ottobre 1803; potete rendere omaggio alle sue spoglie visitando la basilica di Santa Croce, dove ha trovato sepoltura.

In Toscana si era stabilito nel 1776, soggiornando soprattutto a Firenze, con lo scopo di arrivare a padroneggiare completamente l’italiano, cioè il toscano classico, staccandosi dalla sua madrelingua, il piemontese, e dagli influssi della lingua francese. Per lo stesso motivo compose una sorta di dizionario,  gli Appunti di lingua, raccogliendo circa seicento forme toscane e affiancandovi le corrispondenti forme piemontesi e francesi.

Alfieri aveva avuto un’infanzia infelice ed era cresciuto con una forte insofferenza nei confronti di tutte le espressioni dell’autorità, a partire da quella scolastica, tanto da ritenere gli anni di studio trascorsi all’Accademia Reale di Torino improduttivi e inutili. Tra il 1766 e il 1772 viaggiò a lungo, prima in Italia e poi a Parigi e a Londra, dove ebbe la sua prima intensa storia d’amore con una donna sposata, Penelope Pitt, moglie del visconte Edward Ligonier che lo sfidò a duello. Lo scandalo lo costrinse ad abbandonare Londra e riprendere il viaggio in Europa per rientrare nel 1773 a Torino. Nei due anni successivi scrisse la tragedia Antonio e Cleopatra, rappresentata con successo a Palazzo Carignano nel giugno del 1775. Tra il 1776 al 1786 compose diciannove tragedie in endecasillabi sciolti, tra le quali il Saul e la Mirra, considerate i suoi capolavori.

Nell’ottobre del 1777, Alfieri aveva conosciuto la contessa d’Albany, Luisa di Stolberg-Gedern,  moglie di Carlo Edoardo Stuart, e tra i due era nata una relazione. Con l’avallo del governo granducale, la contessa d’Albany abbandonò il marito, divenuto alcolizzato e violento, rifugiandosi a Roma nel convento delle Orsoline. La storia d’amore con Vittorio Alfieri sarebbe proseguita, pur fra grandi difficoltà, fino alla sua morte. Fu proprio la contessa d’Albany a commissionare ad Antonio Canova lo splendido monumento funebre  che dal 1810 si può ammirare in Santa Croce.

Tags