Quando, il 9 febbraio 1965, gli Stati Uniti cominciarono a inviare le prime truppe combattenti nel Vietnam del Sud, nessuno avrebbe creduto che quello sarebbe stato l’inizio di un’ecatombe, una tragedia generazionale, la prima vera sconfitta politico-militare della storia della potenza americana.
La guerra del Vietnam, iniziata nel 1955, vide dal 1965 alla fine del conflitto, dieci anni dopo, gli Stati Uniti impegnati a mandare un numero sempre crescente di truppe in aiuto al governo del Vietnam del Sud fino ad arrivare a 550.000 soldati nel 1969 con pesanti perdite.
Il conflitto in Vietnam del Sud (che coinvolse poi anche il Vietnam del Nord, il Laos e la Cambogia) vide contrapposte le forze insurrezionali filo-comuniste – sorte in opposizione al governo autoritario filo-statunitense costituito nel Vietnam del Sud – e le forze governative della cosiddetta Repubblica del Vietnam creata dopo la conferenza di Ginevra del 1954, successiva alla guerra d’Indocina contro l’occupazione francese.
Parteciparono alla guerra, a fianco degli Stati Uniti, la Corea del Sud, la Thailandia, l’Australia, la Nuova Zelanda e le Filippine. In aiuto delle forze filo-comuniste dell’FLN (definite Viet Cong) venne schierato l’esercito regolare del Vietnam del Nord. La Cina e l’Unione Sovietica, inoltre, appoggiarono il Vietnam del Nord e le forze Viet Cong fornendo armi in grande quantità e il loro appoggio politico-diplomatico.
Il 30 aprile 1975, con la caduta di Saigon, il crollo del governo del Vietnam del Sud e la riunificazione politica di tutto il territorio vietnamita sotto la dirigenza comunista di Hanoi, ebbe fine un conflitto costato al governo americano 58.000 morti, 300.000 feriti e 150 miliardi di dollari.