«Rapporto di convivenza umana, fondato sulla fiducia e lealtà reciproca. In etnologia, forma di parentela artificiale, che presso alcuni popoli comporta riti particolari, come lo scambio del sangue mediante l’incisione di una vena del braccio; impone agli affratellati l’obbligo della reciproca difesa, dell’assistenza e della vendetta e, talvolta, anche della comunanza dei beni». Così il dizionario Google, definisce la parola affratellamento. Deriva dal verbo affratellare, con il significato di «rendere fratelli o come fratelli, unire in fratellanza – scrive il vocabolario Treccani – poiché l’affratellamento può creare vincoli sociali, politici ed economici molto forti, capaci di relazionare tra loro interi gruppi di persone».
L’affratellamento, quindi, è il vincolo che lega una o più persone emotivamente, mentalmente, socialmente anche se non sono nemmeno parenti. Una consanguineità artificiale che viene generata da una situazione particolare. Si parla di fratelli di latte, per due bambini allevati allo stesso seno, pur avendo padre e madre diversi; ci sono fortissimi legami di fratellanza tra persone che hanno condiviso un momento particolare delle proprie vite: una guerra, un cataclisma, una malattia, la morte di un persona cara. È il brotherhood inglese, la fraternité in francese, richiamata nel celebre motto del 1789, dove la fratellanza si unisce alla liberté e all’égalité.
Il concetto di affratellamento è anche quello che lega gli affiliati alle logge massoniche più o meno ufficiali. La massoneria, secondo le “Costituzioni di Anderson” del 1793, che ne rappresentano i principi universali, promuove tra gli aderenti la ricerca incessante della verità e della saggezza, per realizzare la fratellanza universale del genere umano. E per tornare al concetto di partenza, l’ingresso nelle logge avviene tramite riti di iniziazione e di affiliazione.
A Firenze, all’affratellamento è dedicato uno dei teatri storici della città, quello in cui ieri sera si è svolta la festa di TESSERE.
Il vero nome di questo antico teatro fiorentino è Società ricreativa l’Affratellamento di Ricorboli, nata come società di mutuo soccorso il primo luglio 1876, con sede in questo teatro, nella periferia sudest di Firenze, a pochi metri dall’Arno. Qui, nel 1889 fu inaugurata anche la sala teatrale, che per anni è stata il Circolo culturale di riferimento per importantissimi eventi.
Molte sono state le vicissitudini del teatro che è ritornato nella legittima proprietà dei soci nel 1944. Ristrutturato una prima volta negli anni ’50, fu gravemente danneggiato dall’alluvione del 1966 e, una volta tornato agibile, è stato luogo di formazione e ricerca teatrale a cui hanno collaborato personalità di grande rilievo: Dario Fo, Giovanni Testori, Giancarlo Sepe, Gabriele Salvatores, Franco Parenti, Ugo Chiti. Hanno calcato il palcoscenico dell’Affratellamentto Bruno Cirini, Manuela Kustermann, Scilla Gabel, Giorgio Albertazzi e Giulio Brogi. Qui Vittorio Gassman, negli anni Ottanta aveva la sua “bottega teatrale” dove si sono formati tanti giovani talenti provenienti da tutta Italia.
Nel 1983, con il cambiamento della legislazione antinfortunistica, fu deciso di sospendere l’attività per mettere a norma l’edificio, che è rimasto chiuso per quasi 25 anni, fino all’inizio dei lavori di ristrutturazione nel 2003 e la riapertura nel 2006, in occasione del quarantesimo anniversario dell’alluvione.