LA PAROLA

Agonìa

Valentine Godé Darel, “Agonia”

Deriva dal greco questa parola e in quella lingua ha a che fare con la “lotta”: questo vuol dire ἀγωνία, lotta, da ἀγών, il nostro agone, le gare – ginniche, ippiche e musicali – che si svolgevano ad Atene o ad Olimpia. Una lotta fra la morte e la vita e dunque l’agonia è «il periodo che precede la morte, caratterizzato da un progressivo affievolimento delle funzioni vitali».

Per questa via ha preso anche il significato di angoscia, lo stato d’animo che si prova in attesa dell’ultimo momento. Suonare l’agonia significa suonare la campana con lenti rintocchi per invitare i fedeli a pregare per l’anima di un morituro. C’è una funzione religiosa che si chiama agonia e la chiesa la celebra il venerdì santo per commemorare le tre ore passate da Gesù sulla croce.

Espandendo il proprio dominio la parola agonia è andata a coprire il significato di un periodo che precede la fine di qualcosa (anche materiale), il suo venir meno: la lenta agonia di un amore o della luce del giorno. E sottolinea lo stato ansioso di quell’attesa: aspettare è una vera agonia.

Ma in questa lotta è la vita che prevale, non la morte: per quanto dolorosa l’agonia è ancora vita.

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