LA PAROLA

Assiderare

UNA PAROLA AL GIORNO.IT

Intirizzire, intorpidire, gelare. Dal latino medievale assiderare, derivato di sidus “stella, costellazione, notte, stagione”.

Quando in un’etimologia emergono le stelle il livello di curiosità e fascino s’impenna. Qui c’è da intendere che cosa abbiano a che fare le stelle con l’infreddolirsi – nesso intuitivo, ma non del tutto univoco e lineare.

“Assiderare” è un verbo che vive in maniera versatile come transitivo, intransitivo e intransitivo pronominale, ma il nocciolo resta quello di un freddo che intirizzisce, che intorpidisce le membra, che gela: il calo inatteso della temperatura assidera le piante, nell’attesa dell’autobus assidero, e scegliamo il vestito più bello che caldo anche se sappiamo che ci assidereremo.

Ora, il latino sidus non significa solo “stella”, ma indica anche la costellazione. Figuratamente diventa la notte, e in virtù dei cicli stagionali rappresentati nel cielo stellato, anche la stagione stessa. Il verbo siderare descriveva il subire l’influsso degli astri, a cui in particolare si attribuiva la causa di malori di vario genere: per esempio, anche un colpo di calore (e a ben vedere è uno dei pochi malori che effettivamente può essere provocato da un astro). Se a questo uso consolidato del siderare aggiungiamo i significati di “notte” e di “stagione” (sottinteso, fredda), capiamo perché il quadro che otteniamo sia quello di un malore causato dal freddo.

Quindi sì, nell’assiderare le stelle c’entrano, per quanto solo in maniera indiretta e figurata. Così, la prossima volta che staremo assiderando, in attesa dei soccorsi ci potrà venire in mente un bel pensiero etimologico, evviva.

La parola assiderare è la parola di oggi del sito unaparolaalgiorno.it, encomiabile progetto nato nel 2010 dall’idea di due giovani poco più che ventenni – Massimo, dottore in psicologia, web designer, sviluppatore software e appassionato di fotografia e Giorgio, 28 anni, dottore in giurisprudenza e scrittore –, con l’intento di riscoprire parole belle e poco conosciute, parole che usiamo nel quotidiano ma di cui ignoriamo il potenziale originale, parole, insomma, che ci permettano di arricchire di sfumature la tavolozza di colori che abbiamo a disposizione per comunicare. «Dalla qualità dei pensieri che facciamo – scrivono nel loro blog – dipende la qualità della nostra vita». TESSERE li apprezza molto,

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