LA PAROLA

Biotestamento

«Il biotestamento è legge». Dal giovedì 14 dicembre questo titolo rimbalza sulle pagine di tutti i quotidiani nazionali, sui tg, sui social, nei programmi di approfondimento.

Il disegno di legge licenziato dalla Camera il 20 aprile scorso, ha ottenuto finalmente anche il via libera del Senato con 80 voti a favore, 71 contrari e 6 astensioni. La tanto attesa regolamentazione del fine vita approda alla firma del presidente della Repubblica, accolta dalle lacrime di chi ha combattuto per anni affinché questa scelta di civiltà entrasse nel corpus normativo italiano, da Emma Bonino, a Mina Welby, a Marco Cappato e Beppino Englaro, ai sostenitori dell’associazione “Luca Coscioni”. Ogni italiano, adesso, potrà e scrivere le proprie volontà rispetto alle terapie in caso di malattie senza alcuna speranza o in caso di coma e perdita di coscienza.

Ma cosa significa esattamente il neologismo biotestamento o l’espressione “testamento biologico”, detto anche “dichiarazione anticipata di trattamento”? Secondo l’enciclopedia on line, “Sapere.it” «esprime la volontà da parte di chi fa testamento, quando è ancora senziente, riguardo i trattamenti terapici che accetterebbe se colpito da malattie invalidanti o irreversibili, come una lesione cerebrale da cui non potrà mai più riprendersi e la conseguente costrizione a dipendere da macchine per la respirazione o altre funzioni fondamentali alla vita».

In questo contesto, la parola testamento è stata presa in prestito dal linguaggio giuridico, in riferimento ai documenti tradizionali che raccolgono le volontà sulla divisione e l’assegnazione dei beni materiali agli eredi e ai beneficiari, dopo la morte dell’estensore. Con l’aggiunta del prefisso bio– (dal greco βίος, vita, essere vivente) il biotestamento è l’atto con cui vengono lasciate ai congiunti o ai legali rappresentanti le volontà sulla propria sorte nel caso in cui la persona stessa, ancora in vita, non sia più in grado di intendere e di volere.

Con la legge appena licenziata dal Senato l’Italia accorcia le distanze con altri paesi europei ed extraeuropei, che hanno scelto di ampliare e tutelare le libertà personali per la piena autodeterminazione anche in tema di salute. Il testamento biologico applica, dopo 70 anni, l’articolo 32 della Costituzione, che recita: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».

Il significato più profondo della parola, tuttavia, è affidato alle parole di Michele Gesualdi, allievo di Don Milani, il ragazzo di Barbiana, ex presidente della provincia di Firenze, da anni malato di Sla: «C’è chi sostiene che rifiutare interventi invasivi sia una offesa a Dio che ci ha donato la vita. La vita è sicuramente il più prezioso dono che Dio ci ha fatto e deve essere sempre ben vissuta e mai sprecata. Però accettare il martirio del corpo della persona malata quando non c’è nessuna speranza né di guarigione né di miglioramento, può essere percepita come una sfida a Dio».

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