Forse non tutti ne sono a conoscenza ma il significato della parola cacchio è germoglio. Questa innocente parolina, che il più delle volte è utilizzata in sostituzione di un altro termine ben più triviale, è specifica del linguaggio agricolo e sta ad indicare il getto infruttifero di una pianta. Più propriamente il cacchio è il germoglio rampicante e infestante che necessita di potatura.
Una volta appurato il significato va da sé che espressioni comunemente abusate come «non serve a un cacchio» o «che cacchio vuoi?» trovino la loro ragione d’essere nella connotazione negativa del termine, ovvero nell’inutilità del germoglio improduttivo. «Ma cosa cacchio ti viene in mente?», «Sti cacchi!» sono solo alcune delle formule esclamative in cui il termine viene comunemente impiegato, magari in sostituzione di espressioni meno audaci come “Accidenti!”, “Perbacco!”, “Acciderbolina!”.
Certo, nella stragrande maggioranza di questi casi la parola gioca metaforicamente con il sinonimo sconveniente sovrataciuto sostituendosi ad esso come hanno insegnato a fare il cinema e la televisione italiana a partire dagli anni Settanta, quando volgarità e malcostume venivano edulcorati con discutibili stratagemmi linguistici. Ma non partiamo sempre prevenuti. Cacchio ha anche declinazioni dialettali diverse e affatto scurrili.
Rimanendo in ambito cinematografico, chi non conosce la celebre espressione «Tomo tomo, cacchio cacchio», coniata dal mitico Antonio De Curtis, in arte Totò, recitata nella Livella? Ecco, in questo caso “cacchio cacchio” sta ad indicare l’azione di chi, mogio mogio, con apparente noncuranza, si prepara ad agire a danno di terzi.