LA PAROLA

Complimese

«Le genti del bel paese là dove ’l sì suona», scriveva il Sommo Poeta nel XXXIII Canto dell’Inferno. E che mai voleva dire? In un’epoca in cui l’Italia unita era un concetto lontano e di là da venire, la lingua era un punto di riferimento e il “sì” (la particella affermativa) il primo nucleo di un’identità comune alle diverse “genti”.

E allora perché strapazzarla tanto? Perché, ad esempio, complimese? Parola abbastanza recente, (anche se, nella forma compimese, sembra comparire per la prima volta nel 1852, in riferimento alla ricorrenza mensile dei moti milanesi del 1848), in voga soprattutto sui social. È qui che genitori (giustamente) innamorati dei propri figli pubblicano le foto dei pargoli (con o senza torta) al primo complimese, al secondo, al terzo, al quarto, fino all’undicesimo, che poi finalmente si arriva a 12 mesi e i complimesi finiscono per lasciare spazio ai compleanni.

Sì (appunto), perché complimese è un neologismo mutuato dall’etimologia di compleanno, dallo spagnolo cumpleaños, composto di cumplir (compiere) e año, (anno). Dunque cumplir e mese (mes, in spagnolo ), compiere il mese. Insomma un po’ come anniversario e mesiversario, tanto per colpire di nuovo al cuore la lingua italiana. Anche se, nel secondo caso, la parola si usa per indicare prevalentemente qualunque ricorrenza si ritenga degna di essere festeggiata tutti i santi mesi: fidanzamenti, matrimoni, convivenze, ecc. Mi pare un po’ eccessivo…Ho un vago ricordo di gioventù, in cui dopo un mese di frequentazione, un ragazzo mi regalò un anello accompagnato da un biglietto: «Buon mesiversario!». Inutile dire che anello e biglietto tornarono nelle sue tasche e lui a casa sua.

Ma poi è corretto complimese, compimese o complemese? A rigor di logica, dovrebbe essere la terza forma. E qualcuno, per dare risposta al drammatico quesito di quale parola usare per festeggiare una ricorrenza mensile, ha scomodato addirittura la prestigiosa Accademia della Crusca. Ebbene, la risposta degli illustri linguisti, non ha tardato ad arrivare: «Nessuna delle quattro forme (nell’elenco è inserito anche mesiversario, ndr) designate per festeggiare una ricorrenza mensile risulta finora attestata, nella lessicografia italiana», hanno decretato, documentando, con scrupolo scientifico, origine e quantità di uso (attraverso la ricerca su “Google libri”). Aggiungendo anche un interessante excursus sulle traduzioni delle quattro parole, in varie lingue.

E proprio affidandosi a google, ecco che, alla parola complimese inserita nel motore di ricerca, arrivano una serie di link – più o meno inquietanti – di siti dedicati alle neomamme, alle gestanti, ai forum al femminile (mai che si parli al maschile, quasi che il complimese fosse una prerogativa esclusivamente in rosa), nonché tutta una serie di immagini di biglietti di auguri, frasi, torte, pannolini.

Beh, già è abbastanza impegnativo festeggiare ogni dodici mesi il genetlìaco, che ne sarà di questi poveri bimbi che ogni mese si trovano a spegner candeline?

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