LA PAROLA

Epistemologia

AMINE GRADUATE (in collaborazione con FRANCESCA CONTRINO)

Il capitolo dedicato alla Epistemologia del Dizionario di filosofia curato da Andrea Biraghi nel 1957 per le Edizioni di Comunità copre 35 delle 788 pagine di cui è composto il volume e comprende 39 voci che vanno da AssiomaPostulatoEsperimentoMetodo sperimentaleEnergiaAtomoEvoluzione fino a Iperspazi e Relatività. La prima voce è proprio Epistemologia e inizia così: «È la disciplina che esamina criticamente la struttura formale della scienza. Platone, nella Repubblica, aveva chiamato episteme la visione chiara e serena dell’essenza delle cose…».

In greco episteme è appunto “conoscenza certa”, ed è acquisito che la scienza sia, o pretenda di essere, “conoscenza certa”. Unita a logos, “discorso” e “ragionamento”, episteme diventa epistemologia ovvero il ramo della filosofia che si occupa di studiare la conoscenza scientifica e i metodi per raggiungerla. Lo scopo è quello di fondare una conoscenza scientifica che abbia delle basi solide, evitando così di costruire un castello di sabbia destinato a crollare.

Lavoro non facile che ha impegnato nel corso dei secoli decine e decine di filosofi, interessando matematici, fisici, chimici, biologi, medici, astronomi, i quali hanno posto l’accento sulla questione della progressiva costruzione di una conoscenza certa.

A coniare la parola è stato un filosofo scozzese: James Frederick Ferrier. Era il 1854, un anno di quello che è stato chiamato a pieno diritto il secolo della scienza: tante furono le invenzioni e le scoperte che nel corso di esso furono fatte.

Spiega il Dizionario di filosofia del Biraghi che Ferrier indicò con quel termine «la teoria della conoscenza, quella che oggi denominiamo più propriamente “gnoseologia”. Qualche anno più tardi, specialmente in Francia, si cominciò a usare il termine di epistemologia a indicare invece proprio lo studio critico della scienza».

Nella cultura anglosassone quel significato più generale della parola è ancora utilizzato, probabilmente perché «in inglese, a differenza che in italiano o in tedesco, vi è un unico verbo (to know) a indicare il conoscere e il sapere».

Per delimitare l’impiego di questo concetto, il Dizionario di filosofia precisa: «Si potrebbe pertanto definire l’epistemologia la disciplina che si occupa del come lo scienziato deve comportarsi. […] L’epistemologo non si interessa dei vari tipi di sillogismo, o di risolvere dei teoremi di matematica, o di eseguire esperienze alla ricerca di leggi di natura. Egli osserva il logico, il matematico, il fisico al lavoro, e arriva a delle proprie conclusioni speciali, in seconda istanza».

Benché la parola sia stata coniata solo a metà Ottocento, l’epistemologia, quando non aveva ancora un suo nome proprio, esisteva già, e da molto tempo. «Accenni se ne incontrano ad ogni passo del pensiero occidentale, dai Presocratici ad oggi», ma non come trattazione esplicita. L’interesse circa i problemi di cui si occupa la scienza ha prevalso su quello dei problemi della scienza. Questo anche perché «non è facile che lo spirito inventivo che si richiede allo scienziato diventi o accetti accanto a sé lo spirito critico dell’epistemologo».

L’epistemologo, si potrebbe dire, è uno che va avanti per dubbi, che spacca il capello in quattro, che non è mai soddisfatto di una certezza, che prende in considerazione possa esistere qualcosa di cui ancora non abbiamo conoscenza.

La storia della scienza è andata avanti a singhiozzo e quando viene descritta come un processo troppo lineare spesso la passione della scoperta, la voglia di conoscere e sapere si perdono e prendono il loro posto i dogmi, gli assoluti, i sistemi chiusi e inattaccabili.

Non si può qui sintetizzare i molti passi che l’epistemologia ha fatto vedendo procedere dinanzi a sé la scienza: bisognerebbe ripercorrere il pensiero di molti filosofi e di molte correnti della filosofia: l’Empirismo, il Razionalismo, il Criticismo, l’Empiriocriticismo, il Positivismo, il neo-positivismo del circolo di Vienna, il Costruttivismo.

Paolo Rossi Monti
Ludovico Geymonatt

È d’obbligo però ricordare alcune figure molto importanti nello sviluppo dell’Epistemologia: Guglielmo di Ockham  (1285-1347), Karl Popper (1902 – 1994), Thomas Kuhn (1922 – 1996), Ludovico Geymonat (1908 – 1991), Paolo Rossi Monti (1923-2012).

Parimenti è d’obbligo prestare attenzione di non cadere nel pregiudizio di possedere tra le mani una carta della verità: potrebbe risultare molto proficuo attenersi a quel senso critico, a quell’amore per il dubbio, indispensabile per sapere sempre di più e sempre meglio.

 

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