C’è qualcosa in grado di descrivere chi siamo in modo molto diretto, senza alcun bisogno di conoscerci di persona? Sì. È la nostra biblioteca, quando ce l’abbiamo (e in Italia non è così consueto): si rivela il contenitore dei nostri interessi, dei nostri gusti, delle nostre idee, delle nostre speranze e delle nostre passioni.
Ovviamente va esplorata e capita da chi ha altrettanta passione per i libri. I libri di carta, intendo. Perché quelli elettronici difficilmente possono e potranno sostituire il fascino delle pagine fruscianti tra le dita, con gli indizi del passaggio della persona che le ha lette: una riga segnata a matita, un’annotazione, un data accanto al nome di una città, un ex libris, una dedica, un foglio slabbrato, un biglietto del tram usato, un fiore secco tenuto per ricordo, persino una briciola o una macchia, souvenir di tranquille letture durante un spuntino.
Sono tutte esperienze che potrà fare chi visiterà – d’ora in poi – la biblioteca scolastica dedicata a Vanja Ferretti (qui su TESSERE il commosso ricordo di Giuseppe Ceretti): la conoscerà “di persona”, grazie alle migliaia di libri che sono sopravvissuti al suo recente saluto (se ne è andata nel novembre 2018, a 70 anni). Chi era? Milanese, è stata sopratutto una giornalista de “l’Unità”: quella di una volta, che vendeva mezzo milione di copie al giorno (e più di un milione ogni domenica, grazie a chi la leggeva e diffondeva). Ha lavorato anche per altre testate, ma era rimasta “dell’Unità”, come quasi tutti – me compreso – coloro che ci sono passati: una grande scuola di giornalismo e un grande collettivo di compagni, intellettuali e amici.
Dopo la scomparsa di Vanja, i suoi libri (nella baraonda delle vicissitudini ereditarie) hanno rischiato di finire al macero. Invece – grazie alla generosa disponibilità di una parte degli eredi, a uno sforzo di fantasia, a una colletta tra ex compagni di lavoro e a un istituto scolastico di larghe vedute – i volumi e le librerie hanno trovato una bella casa nella “vecchia” e solida scuola media statale “Cristoforo Colombo”, a Milano, in via De Rossi 2. Una parte minore, più specialistica, è stata divisa tra l’Istituto Parri di Milano e l’Istituto Gramsci di Bologna. Non era scontato salvare quella biblioteca, perché oggi non è facile trovare un ente che voglia ospitarli. Ma è andata bene.
L’inaugurazione si è svolta la sera del 6 giugno 2019, tra colleghi, amici, studenti, docenti, il preside e l’assessora al Cultura del Municipio 8. Con tanto di taglio del nastro, da parte di una ragazzina. Nella nuova biblioteca scolastica c’è ora una targa che ricorda Vanja, appena sopra il suo diploma da giornalista professionista conseguito nel 1973. C’è poi una foto che la ritrae, sorridente, assieme al Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In fondo, le bandiere d’Italia e dell’Unione europea.
Adesso i libri di Vanja possono godersi una nuova fase della loro vita: ricordando ai lettori che lei li ha scelti e aiutando giovani e meno giovani a fantasticare e a ragionare con la loro testa. Un destino che tantissimi altri volumi – grandi e piccoli – sognano. Infatti, come scrisse Ennio Flaiano, il libro è l’unico oggetto inanimato che possa sognare. Davvero.