LA DATA

21 febbraio 1848

«Uno spettro si aggira per l’Europa», i filosofi Karl Marx e Friedrich Engels iniziano con queste parole il loro saggio dal titolo Manifesto del Partito Comunista pubblicato a Londra il 21 febbraio 1848, un’opera divulgativa e propagandistica, stampata in mille copie di ventitré pagine, riservata in un primo tempo alla sola diffusione interna alla Lega dei Comunisti.

Il 1848 fu un anno fecondo per le rivoluzioni, passato alla storia come «la primavera dei popoli» (il nome vi ricorda forse altre e più vicine primavere?!), vide il susseguirsi di moti popolari per abbattere i governi nati dalla Restaurazione del Congresso di Vienna. L’Italia è percorsa da nord a sud dal vento della rivolta patriottica e antimonarchica: il 12 gennaio inizia la Rivoluzione siciliana contro il Regno Borbonico, a Venezia gli insorti liberano Daniele Manin che viene posto a capo di un governo provvisorio, nel Regno Lombardo-Veneto le Cinque giornate di Milano sfociano nella prima guerra di indipendenza. In Francia fra il 22 e il 24 febbraio scoppia la cosiddetta “rivolta dei banchetti”, le rivolte si susseguono nell’impero austriaco, in Prussia, in Germania.

Ma non è alle rivoluzioni borghesi che pensano Marx ed Engels, né tanto meno patriottiche, bensì ai salariati che dovranno abbattere le vecchie conquiste borghesi instaurando una nuova società: la dittatura del proletariato.

Da quel lontano 21 febbraio 1848 il Manifesto di Marx ed Engels ha fatto sognare o inorridire milioni di persone nel mondo, a seconda che auspicassero o aborrissero la società da loro immaginata.

Senza addentrarsi in analisi e giudizi, non è questo lo spazio adatto, merita far notare come tanti avvenimenti che hanno segnato la storia del Novecento vadano in un modo o nell’altro collegati ad un libriccino di poche pagine scritto da due intellettuali non ancora trentenni.