Dal francese, ça va sans dire, parlato dai suoi inventori – i fratelli Lumière – cinématographe, un neologismo datato 1893 e composto dal greco κινήμα, cinema, cioè “movimento”, e γραφε, graphe, “segno”. Il significato è dunque quello di “scrivere in movimento”. Oggi, per apocope, è semplicemente cinema e la parola indica il complesso di attività tecniche e artistiche che portano alla realizzazione di un film. In realtà, con un’altra figura retorica che è la sineddoche, si scopre che la parola cinematografo era il nome dell’apparecchio brevettato nel 1893 da Leon Bouly per proiettare immagini in movimento. Bouly non riuscì però mai a far funzionare la sua invenzione, mentre Louis e Antoine Lumière pochi anni dopo inventarono l’apparecchio che darà vita alla settima arte.
Cinema è una di quelle parole che fanno la felicità dei linguisti, non solo per le figure retoriche che vi si possono riferire, ma anche perché è polisemica, cioè assomma in sé numerosi significati. Infatti, indica l’arte filmica, ma anche la realizzazione del film, la professione dell’attore (“qualcuno che fa cinema”) e, per metonimia, il luogo dove il film viene proiettato. E’ un termine che ha una particolare allure, quel non so che di fascino spiegato dall’espressione “la magia del cinema”. Con “illusione filmica”, invece, non si intende soltanto definire il fatto che il suo funzionamento è basato su di un’illusione ottica in grado di far apparire in movimento una successione di immagini, ma anche quel complesso meccanismo psicologico che fa apparire reale, al punto da immedesimarsi nelle vicende e nei personaggi, una storia che sappiamo essere “soltanto un film”.
Il cinema, oltre che un’arte, è un linguaggio con una propria grammatica, sintassi e semiotica. Cinema è anche una poetica, e ognuno ha la sua: il cinema di Fellini non è quello di Billy Wilder o di Wim Wenders.
Per estensione cinema è anche l’atteggiamento enfatico, quasi recitato, di chi è protagonista di comportamenti clamorosi, originali o stravaganti: “In quella casa è tutto un cinema”, “avessi visto che cinema l’incontro tra Tizia e Caia”.
Secondo Federico Fellini «il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio».
Fonti: Wikipedia
Cortelazzo – Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli