La povertà in termini “economici” è la condizione di singole persone o collettività umane nel loro complesso, che si trovano ad avere, per ragioni di ordine economico, un limitato o del tutto mancante accesso a beni essenziali e primari. È una condizione di inferiorità economica, cui si aggiunge spesso anche quella sociale.
Con questo significato diventa pauperismo quando riguarda masse che non riescono più ad assicurarsi i minimi mezzi di sussistenza: è questo un fenomeno collegato a una particolare congiuntura economica che porta al di sotto del minimo di sussistenza una gran parte della popolazione.
Tuttavia, il sostantivo povertà e il corrispondente aggettivo povero significano anche una condizione generale di limitatezza e di mancanza non riferita solo alle persone, come ad esempio un Paese povero di materie prime, una zona povera d’acqua, una società povera di risorse.
Si può parlare di povertà anche in riferimento al carattere degli individui. Povertà d’animo, che significa grettezza, egoismo; si usano le espressioni povertà di idee, povertà di fantasia, si dice povertà di linguaggio per chi ha limitate capacità espressive.
Oggi purtroppo si parla sempre più spesso di povertà in termini di mancanza di mezzi per vivere. È di uso comune l’espressione soglia di povertà, il riferimento oggettivo che indica la condizione economica al di sotto della quale non si raggiunge il minimo per la sopravvivenza. La Banca mondiale indica in due dollari per persona, al giorno, la soglia sotto alla quale un individuo viene definito (anche giuridicamente) povero. Non esistono invece indicatori certi dello stato di miseria, che del resto ha un aspetto molto più evidente dello stato di povertà, che può (entro certi limiti) essere mascherato come quando si parla ad esempio di “una dignitosa povertà” mentre una “dignitosa miseria” è un’espressione improponibile.
In Italia, secondo l’ISTAT, ci sono oltre 7 milioni di poveri. L’11,9 per cento della popolazione è in gravi difficoltà economiche. Nel 2016 in sofferenza l’11,1% degli over-65 e 1 milione e 250 mila minorenni.
Le stime diffuse dall’ISTAT provengono dall’Indagine sulle spese delle famiglie: vengono rilevate tutte le spese sostenute dalle famiglie residenti per acquistare beni e servizi destinati al consumo familiare: generi alimentari, utenze, arredamenti, elettrodomestici, abbigliamento e calzature, medicinali e altri servizi sanitari, trasporti, comunicazioni, spettacoli, istruzione, vacanze, e così via. Le spese sostenute per scopi diversi dal consumo sono invece escluse dalla rilevazione.