MEMORIE QUADRI ZIBALDONE

Quella voglia di pane e di pace

Disegno di Giovanni Tagliavini

Un’immagine forte, dura, drammatica, quella che vedete. Che merita di essere spiegata e raccontata perché riferita a un episodio storico significativo, di cui nello scorso mese di agosto è ricorso il centenario. Stiamo parlando della “rivolta del pane” a Torino, datata 1917, da alcuni considerata diretto effetto – uno dei primi in Occidente – della rivoluzione russa.

Il disegno di Giovanni Tagliavini, che ha già illustrato altri articoli di TESSERE, ricorda come a Torino, nell’estate del 1917, i problemi economici e le difficili condizioni in cui si trovavano a lavorare la maggior parte dei proletari italiani sfociarono in una serie di rivolte che assumeranno anche un carattere antimilitarista contro la guerra in atto. Il mancato rifornimento di farina del 22 agosto 1917 fu il varco attraverso il quale le dimostrazioni per il pane si tramutarono in moti antimilitaristi che durarono circa una settimana.

Il 23 agosto gli scontri si fecero più violenti. In vari punti della città, i rivoltosi si fronteggiarono con le forze di polizia e dell’esercito. I teatri degli scontri più aspri e violenti furono Borgo San Paolo, la Barriera di Nizza e la Barriera di Milano (quartiere in cui vi era una fortissima presenza di anarchici, tra cui Maurizio Garino, Italo Garinei e Pietro Ferrero). Le rotaie dei tram vennero divelte, furono erette barricate in diversi punti della città e molti negozi vennero saccheggiati. In Barriera di Milano, un gruppo di anarchici costituì un centro organizzativo della sommossa. Alla fine della giornata si contarono 7 dimostranti uccisi dalle forze dell’ordine, 37 feriti e 200 arrestati.

Il giorno seguente, 24 agosto, gli scontri continuarono, ma questa volta l’esercito passò a una ancor più dura controffensiva. Alla fine della giornata si contarono 24 dirigenti del PSI arrestati insieme ad un migliaio di operai e dimostranti vari. Da martedì 28 agosto furono sedate le rivolte e le autorità poterono annunciare che «l’ordine regnava a Torino».

Il bilancio finale fu di circa cinquanta morti fra i rivoltosi, circa dieci fra le forze dell’ordine e circa duecento feriti; vi furono un migliaio di arrestati; di essi, varie centinaia furono processati per direttissima e condannati alla reclusione in carcere.

Tra il giugno e l’agosto del 1918 ebbe luogo, avanti al Tribunale Militare di Torino, un ulteriore processo che vide imputati dodici dirigenti socialisti e un anarchico. Dalle risultanze processuali emerse che la rivolta era stata spontanea e non era frutto di nessun complotto. Ciononostante, sei degli imputati (fra i quali il leader socialista Giacinto Menotti Serrati, che si era recato a Torino durante la sommossa rimanendovi però un giorno solo) furono ritenuti dal Tribunale “autori morali della sommossa” e perciò condannati a pene detentive varianti fra i tre e i sei anni.

Durante i giorni della rivolta, la folla cantava un ritornello che poi divenne famoso:

«Prendi il fucile e gettalo (giù) per terra, vogliam la pace, vogliam la pace, vogliam la pace, mai vogliam la guerra!».

A Torino l’opposizione alla guerra era stata vivissima fino dal 1914 sia per la presenza di un proletario operaio combattivo e radicale (il grande sciopero del maggio 1915 lo aveva dimostrato), sia perché la grande, media e piccola borghesia era stata nella grande maggioranza giolittiana e neutralista. Inoltre a Torino avevano avuto scarsa fortuna i piccoli borghesi dannunziani e nazionalisti.

La “rivolta del pane” fu anche occasione d’intervento e di riflessione per Antonio Gramsci che scriverà nel 1920: «Invano avevamo sperato nell’appoggio dei soldati; i soldati si lasciarono trarre in inganno che la rivolta fosse stata provocata dai tedeschi… Le donne operaie e gli operai che insorsero nell’agosto a Torino, che presero le armi, combatterono e caddero come eroi, non soltanto erano contro la guerra, ma volevano che la guerra terminasse con la disfatta dell’esercito della borghesia italiana e con una vittoria di classe del proletariato».

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