LA PAROLA

Rabdomante

Il rabdomante è chi si dice avrebbe la capacità di scoprire l’acqua che scorre sottoterra, al quale in molti si rivolgono per individuare un pozzo in profondità nelle vicinanze di una casa in campagna al posto dei geologi. Quest’ultimi ovviamente dicono che sian tutte ubbie e menzogne, balle messe in giro per rubar soldi alla gente infinocchiandoli come fanno quelli che leggono le carte o dicono di mandar via il malocchio.

I geologi, infatti, sostengono che la loro è una scienza, l’altra una magia e ad onor del vero la parola rabdomante, che – spiega il vocabolario Treccani – deriva dal greco moderno ῥαβδόμαντις, tratto dal gr. tardo ῥαβδομαντεία, ha a che fare con «l’arte divinatoria». La stessa «sottile bacchetta biforcuta, tenuta più o meno orizzontale con le mani per le due estremità» – talvolta sostituita da un pendolo – viene definita «verga magica» e di essa si  servono i rabdomanti per individuare «vene sotterranee di acqua o metalli».

Il termine rabdomanzia «tende oggi a essere sostituito da radioestesia» e questa, con quel tanto di scetticismo indispensabile nella compilazione di un testo sacro qual è un’Enciclopedia, vien subito etichettata con l’aggettivo “presunta”.

Essa è appunto la «presunta capacità di cercare e trovare cose nascoste nel sottosuolo, o comunque inaccessibili, da parte di persone cui si attribuiscono particolari poteri», i quali avrebbero delle reazioni fisiche trasmesse dagli strumenti che impiegano in presenza dell’acqua o di quant’altro vanno cercando nelle viscere del pianeta.

A rincarare la dose, di quest’arte si afferma che «è considerata priva di fondamento scientifico, anche se alcuni suoi sostenitori la interpretano come un fenomeno di ordine fisico (percezione di radiazioni che sarebbero emesse dagli oggetti nascosti)».

Come tuttavia testimonia questo articolo de “La Stampa” non sono pochi quanti effettivamente si rivolgono ai rabdomanti e chi scrive ha avuto occasione di conoscerne uno alle cui capacità e soprattutto alla cui genuinità è difficile non credere.

Del resto la scienza sa bene che, a fianco della materia, anzi proprio dentro di essa, c’è un universo di energia, sul quale, anche al CERN di Ginevra o sotto al Gran Sasso,  si compiono lunghi e faticosi studi dagli stessi fisici giudicati appena all’inizio. Non ci sarebbe perciò da stupirsi che un giorno la scienza piegasse la propria presunzione dicendo che semplicemente finora non è riuscita a dare una spiegazione comprensibile ad un fenomeno indiscutibile ma ancor avvolto nel mistero. Ed è proprio di quella energia che magari il rabdomante potrebbe esser conduttore.

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