Ancora Primo Levi. Senza il timore di risultare ripetitivi. Perché lo scrittore di cui ricorre adesso il trentennale della morte – un suicidio che ha fatto soffrire e rabbrividire ma che ha anche costretto a pensare – non smette di meritare attenzione, anche se è stato descritto “di fronte e di profilo”.
C’è già, nella raccolta di ritratti di sommersi e salvati – gli scampati al Lager e quelli che invece ne sono stati travolti – che TESSERE ha voluto pubblicare, affidandosi alla mano di Fiamma Antoni Ciotti Farulli, per richiamare l’attenzione sul Giorno della Memoria, il 27 gennaio, un’immagine dello scrittore torinese, anzi è stata la prima, ma a ridosso dell’11 aprile, il giorno della sua morte, abbiamo voluto riproporne un’altra, questa volta sorridente, perché il suo sorriso, la sua ironia, a tratti anche la sua comicità ci accompagnino.
Durante le letture dei suoi libri che nei giorni scorsi Torino gli ha voluto dedicare per iniziativa del Centro internazionale di studi Primo Levi, Piero Bianucci – attuale direttore del periodico “Le Stelle” e a lungo responsabile dell’inserto “Tutto Scienze” che meritoriamente “La Stampa” ha mandato in edicola a partire dal 1981 e su cui Levi, oltre ad esserne un appassionato lettore, ha scritto –, illustrando quella che solo in parte può essere chiamata la sua produzione fantascientifica, ha giustamente ricordato l’aspetto giocoso, quasi canzonatorio, presente in molti punti delle sue opere, sottolineando come per lo più fosse, vocazione scientifica per eccellenza, un modo di trovare un punto di vista diverso dal quale osservare un qualunque fenomeno, ed è giunto a raccontare la barzelletta della moglie che chiede al marito «E i preliminari?» e il marito le risponde «Dopo» per rendere esplicito come appunto cambiando l’angolazione si può suscitare il riso.
Ecco, Primo Levi sorridente abbiamo voluto aggiungere, che nulla toglie al suo lato ieratico, al dolore che ha provato, perché – come ho cercato di raccontare in Questo è un uomo, l’ultimo libro pubblicato da TESSERE – i lati di Primo Levi sono tanti, sfaccettati e prismatici, assai più che “di fronte e di profilo”, ed anzi è proprio il suo insegnamento ad accettare il multiforme, a comprendere l’alterità l’eredità più grande che ci ha lasciato. Onore a Primo Levi. (D. P.)