LA PAROLA

Stupidità

«Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana. Della prima non sono sicuro». Lo ha detto Albert Einstein ed è così, c’è da esserne certi.

La parola stupidità deriva dal verbo latino stupēre, che in italiano si riferisce tanto allo stupore, quanto allo stupido, ovvero una condizione duratura di carenza e lentezza nel comprendere. Secondo gli antichi, del resto, essere stupido significava subire passivamente gli avvenimenti senza avere potere su di essi e, nella lingua corrente, la parola ha perso il legame col concetto di stupore, accostandosi sempre più al significato di cretino.

Come si legge su Wikipedia, generalmente, «lo stupido è colui che ripete inconsciamente i propri errori, è incapace di correggerli e di regolamentarsi. Non è in grado di scegliere che strada imboccare. Molti fattori del comportamento umano, intrinsecamente diversi dalla stupidità, possono contribuirvi». In questo senso l’ignoranza, come la paura, sono spesso “sorelle” della stupidità, come quando si condivide un consenso superficiale, quando si ha paura di doversi confrontare con chi ha opinioni diverse, quando ci si sottomette al parere di una maggiore autorità.

Vero è che il significato della parola stupidità ha subito innumerevoli deformazioni nel tempo, modificate da altrettante accezioni, per lo più negative, concentrando in sé moltissime caratteristiche degli esseri umani: è simbolo di mancanza, di deficienza, è sinonimo di ignoranza e di superstizione oltre che di un certo limite intellettuale. Lo stupido è colui che non utilizza, o non può utilizzare al meglio la propria intelligenza. È implicitamente, seppure in diverse misure, un portatore di handicap.

Non a caso ormai, stupido è omologato a parole come deficiente, idiota o tonto. Non più ad esempio a sciocco o ingenuo, più “premurose” e meno offensive.

Nel corso dei secoli il discorso sulla stupidità si è aperto a innumerevoli riflessioni e interpretazioni. Si può risalire a Giovenale, poeta satirico e professore di retorica dell’antica Roma, che intitolò la sua quarta satira Uso stupido del potere. Pascal vedeva nella stupidità la difesa contro l’assillo dei grandi problemi sul senso della vita, mentre Umberto Eco, riflette sulla stupidità nel suo Il pendolo di Foucault.

Non c’è salvezza dalla stupidità e dagli stupidi. Si può solo evitarli, a meno che non si sia in possesso di un biglietto di sola andata per un pianeta disabitato.