LA PAROLA

Zingaro

«Sei proprio uno zingaro»: così, per tanto tempo, mamme premurose hanno apostrofato il figlio non proprio ordinato. Un giudizio negativo dal sen fuggito, se pur in quell’accezione affettuosa, che voleva indicare un assetto trasandato. A ben vedere, però, già in quell’innocua frase si nascondeva un’idea diffusa nei confronti di quel gruppo etnico. Secondo un’indagine di qualche anno fa, l’85% degli italiani, infatti, nutriva già sentimenti negativi nei confronti della popolazione “rom”, termine politicamente più corretto, che significa semplicemente uomo, usato oggi per indicare gli zingari.

Lo zingaro, ma anche zingano, zinghero o zingherlo, come ci spiega la Treccani, fa parte di un gruppo etnico che dalla propria sede originaria dell’India Occidentale si diffuse, tra il X e XVI secolo, anche verso l’Europa. La parola zingaro deriva dal greco “intoccabile”. In India gli intoccabili erano coloro che esercitavano mestieri impuri, come i saltimbanchi, i fabbri e i ferrai.  La storia ci tramanda lo zingaro come un personaggio dalla vita nomade, che dorme su carri o in accampamenti, svolgendo attività legate alla lavorazione del rame, ma anche ai giochi equestri e alla musica, così come alla chiromanzia e all’accattonaggio.

Nel mondo sono circa 15 milioni i rom e i sinti, termine quest’ultimo derivante da Sindh, ad indicare la valle dell’Indo nell’attuale Pakistan. Di questi, 7 milioni circa vivono in Europa e l’85-90% sono sedentari. Anche in Italia solo il 3% dei rom sono nomadi. Più della metà di quelli che vivono nel nostro Paese sono, a tutti gli effetti, italiani. In Europa il numero maggiore di zingari se lo dividono la Romania e la Spagna. Studi e ricerche hanno confutato, in diverse occasioni, luoghi comuni che screditano gli  zingari, da “sono tutti ladri” a “rubano i bambini”. Ma la paura, alimentata anche dalle dichiarazioni altisonanti di alcuni politici, è aumentata e la voglia di discriminazione pure, tanto da far tornare alla mente ricordi bui del nostro passato.  «Ad Auschwitz il nostro campo confinava con quello degli zingari, che continuavano a vivere la loro vita in famiglia. Poi una mattina non c’era più nessuno. E una prigioniera mi disse “li hanno bruciati tutti”. Io queste cose le ho viste. Mi opporrò con tutte le mie forze a leggi contro i rom»: queste le chiare parole dell’anziana senatrice a vita Liliana Segre dopo le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini per un censimento dei rom («Quelli italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere»).

Il regime nazista in Germania, negli anni Trenta, dichiarò  i rom “razza inferiore” e gli zingari come gli ebrei furono sottoposti all’internamento, al lavoro forzato e infine allo sterminio.  Anche in Italia gli zingari furono perseguitati durante il regime fascista e deportati nei campi in Abruzzo e Molise.

Pochi magari sanno che alcuni zingari sono diventati molto famosi. Charlie Chaplin è uno dei questi, nato su un carrozzone gitano a Londra, come lui stesso ha scritto nelle sue memorie.  Sua madre era una cantante e attrice di varietà, discendente da una famiglia di girovaghi.  Un esempio della creatività artistica musicale dei rom è il flamenco, nato nei campi spagnoli e poi diffuso in tutto il mondo. Grande è il rapporto  della musica con il popolo nomade: ne hanno tratto ispirazione Brahms, Schubert, Ravel, Stravinski, Tchiaicovsky e tanti altri. Nell’arte sono molteplici le opere che descrivono la vita dei rom, come il violinista di Chagall, la gitana di Matisse o il bivacco degli zingari di Van Gogh.

Per ammirare la ricchezza della cultura e delle tradizioni degli zingari è sufficiente recarsi il 24 e 25 maggio nella pittoresca cittadina della Camargue, Saintes Maries de la Mer, per venerare, durante il pellegrinaggio,  la patrona dei gitani, Santa Sara la Nera, le cui reliquie sono custodite nella cripta della chiesa.

 

Qui sotto il video di una bella canzone dedicata proprio a Saintes Maries de la Mer interpretata da Ginevra Di Marco e scritta dalla stessa Di Marco, da Francesco Magnelli, da Andrea Salvadori e… da uno dei collaboratori di TESSERE, Gianluca Barrera.

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