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Su Lorenzo, caduto in Siria, e Domenico, caduto in Spagna

La storia di Lorenzo Orsetti, il giovane partigiano italiano appena caduto in Siria mentre combatteva a fianco dei curdi contro l’Isis, mi ha fatto venire in mente uno zio che non ho mai conosciuto, Domenico, il più anziano (credo…) dei fratelli di mio padre Pietro. Di lui ho scoperto qualcosa solo quando ero già grandicello, perché papà non me ne aveva mai parlato prima.

Dunque, erano gli inizi del fascismo, nella seconda metà degli anni Venti, e lui era un ragazzo robusto e appassionato di boxe. Non era fascista e non faceva granché per nasconderlo. Mio padre mi ha raccontato che un giorno alcuni squadristi lo affrontarono sotto casa. Però lui mise in pratica le nozioni di boxe e li stese (pare che uno ci rimase secco). Così pensò che fosse il caso di cambiare aria. Si arruolò nella Legione straniera e fu spedito qua e là. Dopo un tot di tempo i legionari avevano (e hanno) diritto alla cittadinanza francese, quindi alla fine degli anni Trenta andò a Marsiglia, dove già viveva uno dei fratelli, Gaetano. Sembrava tutto a posto, anche perché gli ex avevano diritto a un lavoro.

Però successe qualcosa: in Spagna il futuro dittatore Francisco Franco, appoggiato da Hitler e Mussolini, scatenò la guerra civile, combattuta tra luglio 1936 e aprile 1939: si scontrarono i nazionalisti, autori di un colpo di Stato promosso da Emilio Mola (e altri militari tra i quali Franco) ai danni della Repubblica e del governo legittimo, guidato dal Fronte Popolare, che era di sinistra. Lo zio non resistette e andò laggiù, con tanti altri antifascisti europei e non solo, per combattere contro i golpisti. Non tornò più. Purtroppo vinsero franchisti, fascisti e nazisti e quella fu la drammatica avvisaglia dell’imminente Seconda guerra mondiale.Mio padre (reduce da un campo di concentramento nazista col fratello Paolo) mi diceva che sua madre più tardi scrisse all’ambasciata italiana in Spagna per cercare di avere notizie, ma non le risposero.

Immagino che zio Domenico sia caduto combattendo e sia stato sepolto chissà dove, laggiù. Una sorte simile è toccata a Lorenzo, 80 anni dopo, in Siria. Con la differenza che quest’ultimo potrebbe essere mio figlio. Suo padre, Alessandro, dice ora: «Era in Siria a combattere il fascismo, speriamo di recuperare i suoi resti». Anch’io spero tanto che la sua famiglia riesca a sapere dove sta riposando