ATTUALITÀ EUROPA UNITA SOLIDARIETÀ

Un continente alle prese con il bisogno di lavorare

In Europa paese che vai, reddito minimo garantito che trovi, soprattutto per la scelta della platea dei beneficiari e per le modalità con cui viene erogato. Questa forma di sostegno economico mensile, che viene chiamato in modi diversi da Stato e Stato anche perché è effettivamente differente, attualmente non esiste solo in Italia, Grecia, Ungheria. Il reddito minimo garantito è ben diverso da quello che viene definito a livello europeo “reddito di base” o “reddito di cittadinanza”, nomi con i quali si intendono erogazioni concesse sganciate da ogni obbligo e attribuite a tutti, proprio in quanto cittadini. Quindi meglio, per intendersi, parlare di reddito minimo garantito.

In Spagna pur essendo stato adottato, ne è stata demandata l’applicazione alle regioni. In Catalogna, ad esempio, si chiama come il modello in discussione in Italia: “renta garantizada de ciudadania”. Il più sostanzioso reddito garantito spagnolo è quello che viene attribuito a chi abita nei Paesi Baschi (665 euro al mese). Il beneficiario deve dimostrare di cercare attivamente lavoro e di essere iscritto all’ufficio per l’impiego.

La Francia assicura alle persone senza risorse una cifra che varia da un minimo di 425 euro per i single fino a un massimo di 893 euro per coppie con due figli. A determinate condizioni è concesso anche a chi ha meno di 25 anni. Questo sussidio mensile è tuttavia vincolato alla frequenza di corsi di formazione e alla ricerca attiva di lavoro.

Il governo britannico paga un sussidio di disoccupazione (a partire da 669 euro da un’età minima di 25 anni con aumento proporzionale per coppie con figli), che si chiama “Jobseeker Allowance”, a coloro che non hanno un impiego o a chi è in cerca di lavoro. C’è inoltre un “Incame support” per chi è sotto la soglia della povertà.

In Belgio si prevede un reddito minimo garantito a partire da circa 613 euro per i single che aumenta a seconda della composizione familiare. Chi lo riceve deve cercare un’attività ma può anche rifiutare un lavoro che gli viene offerto se non lo ritiene congruo al suo livello professionale. Viene definito “revenu d’integration”. Ne hanno diritto tutti i residenti in Belgio, compreso gli stranieri.

Il modello danese è il più ricco, pari a oltre 1.300 euro per i single over 25 anni, ma che aumenta con la composizione familiare. I beneficiari devono cercare un’occupazione, pena la perdita del diritto di reddito garantito se rifiutano un lavoro. Ricco anche quello previsto dal piccolo Lussemburgo.

In Germania esiste un sussidio mensile destinato a chi cerca un lavoro o ha un salario molto basso. Lo Stato garantisce un’assistenza sui 400 euro mensili, ma che varia a seconda della composizione familiare. Si prevede anche qui che chi lo riceve sia impegnato attivamente nella ricerca di una nuova occupazione.

In Olanda si chiama “Beinstand”, rilasciato a titolo individuale, si accompagna ad altre forme di sostegno per affitto, trasporto e accesso alla cultura. Esiste inoltre un reddito minimo definito “Wik”, garantito agli artisti per dare loro la possibilità di creare.

Il “basic income” – reddito di base per tutti – ha animato e continua ad animare discussioni e convegni. Negli anni ’80 è un belga, Philippe Van Parijs, a dare vita alla prima conferenza europea sul reddito di base e a far nascere il “Basic income network”. La Svizzera ha bocciato il reddito di base incondizionato con un referendum che si è tenuto nel 2016, mentre esistono realtà, come quella finlandese, dove sono state avviate sperimentazioni.