Lo dite come se nulla fosse, senza nemmeno farci caso. Un modo di dire, pensate. Senza fermarvi a riflettere che per noi è l’atroce riapertura di un incubo che avremmo voluto chiuso per sempre, anzi mai avremmo voluto averlo.
«Se non lo fai t’ammazzo», vi esce di bocca, e il tono di voce sta a metà tra uno scherzo e una minaccia, ma a noi suona inquietante, terrifico, come la volta che questa frase abbiamo sentito davvero, per niente scherzosa, addirittura nemmeno minacciosa, solo l’annuncio di qualcosa che sarebbe giunto di lì a poco ed avrebbe per sempre chiuso la nostra possibilità di stare al mondo, di mangiare, abbracciare qualcuno, andare al mare o scrivere un libro.
Noi siamo quelli che la morte l’hanno vista in faccia, una volta almeno nella vita, e non perché l’auto stava sbandando o un’autoambulanza ci ha portato di corsa al pronto soccorso. No, perché qualcuno ha tentato di ammazzarci, ed era lì lì per farlo, forse con un coltello in mano, o le mani strette alla gola, che importa con che mezzo, con quale sistema, era lì lì per farlo.
In una banca svaligiata o in un vicolo dopo aver tentato invano di scappare o adagiate sul letto dopo uno stupro per impedirci di dire quello che era appena accaduto e nessuno avrebbe dovuto sapere.
Siete superficiali, incauti, stolti, e quelle parole che escono fuori vuol dire che dentro esistono, capaci di tornare non più solo per una battuta, detta così, senza darci alcun peso.
Vi odiamo per questo, proviamo disprezzo, ci sentiamo mille miglia lontani da voi. Noi che quella frase l’abbiamo sentita per davvero.
Vi preghiamo, non ditela mai più, mai più, neanche per scherzo. E che altrimenti mal ve ne incolga.