LA DATA

1 agosto 1619

La prima nave che trasportava schiavi dall’Africa arrivò in Virginia, a Jamestown, il 1° agosto 1619: è l’inizio di una tratta che gli spagnoli avevano già reso consueta in Sudamerica, ma che i territori dei futuri Stati Uniti ancora non conoscevano. Di lì a poco, però la prassi divenne comune: il Codice degli schiavi varato in Virginia nel 1705 definiva come atte ad essere ridotte in schiavitù tutte le persone importate da paesi non cristiani, inclusi i nativi americani. Iniziò dunque ad essere legale la schiavizzazione di qualunque straniero che non fosse cristiano. I trafficanti di esseri umani in quel caso erano olandesi, ma a questo commercio si dedicarono commercianti ed avventurieri anche francesi, spagnoli, portoghesi, inglesi, arabi; alcuni regni autoctoni dell’Africa occidentale, poi, svolsero un ruolo di primo piano nella tratta atlantica degli schiavi africani, soprattutto dopo il 1600. I numeri complessivi sono impressionanti: sono stati deportati come schiavi dall’Africa, nel corso dei secoli, tra i 12 e i 20 milioni di persone ad opera di commercianti europei, e circa il 15% dei deportati morirono durante il viaggio transatlantico.

Scriveva Charles Darwin nel 1839, in Viaggio di un naturalista intorno al mondo:

«E queste cose vengono commesse e sono giustificate da uomini che professano di amare il loro prossimo come se stessi, che credono in Dio e pregano che la sua volontà sia fatta sulla terra! Fa bollire il sangue e tremare il cuore pensare che noi inglesi e i nostri discendenti americani con il loro millantato grido di libertà, siamo stati e continuiamo ad essere tanto colpevoli».

La tratta atlantica degli schiavi africani raggiunse il suo picco attorno alla metà del XVIII secolo, quando un maggior numero di schiavi venne catturato durante le spedizioni nell’interno dell’Africa occidentale. A capo di queste spedizioni vi erano alcune tribù o reami africani, che svolsero un ruolo chiave in questo commercio. Del resto gli europei non si spingevano volentieri nell’entroterra, per il timore di scontri e di malattie, e la schiavitù era già una pratica comune in molti Stati dell’Africa subsahariana già molto prima del coinvolgimento degli arabi, dei berberi e degli europei.

Riguardo allo sviluppo della schiavitù come pratica della vita quotidiana, lo storico Fernand Braudel scrive: «La schiavitù si è sviluppata in diverse forme nelle differenti civiltà; vi erano schiavi per sentenza giudiziaria, schiavi incorporati negli eserciti dei principi, schiavi domestici e di famiglia, schiavi che lavoravano nella terra, in campo industriale, come corrieri e intermediari ed infine anche in qualità di commercianti».

Anche se la schiavitù non è più ufficialmente legale in nessuna nazione del pianeta, il traffico di esseri umani rimane un grave problema internazionale: si stima che tra i 25 e i 40 milioni di persone si trovino attualmente ancora in uno stato di effettiva schiavitù, qualcuno anche nei campi del nostro paese.