LA DATA

2 agosto 216 a. C.

Il 2 agosto 216 a.C. i cartaginesi di Annibale sconfissero duramente l’esercito romano in una delle battaglie più sanguinose dell’antichità, a Canne, in Puglia. La località dello scontro si chiama infatti Canne della Battaglia, a perenne memoria.

Durante la seconda guerra punica il generale Annibale, con un’audacia che colse di sorpresa i suoi avversari, attraversò i Pirenei e poi le Alpi e giunse in Italia con il suo esercito e circa 40 elefanti; la traversata divenne agli occhi degli antichi un’impresa leggendaria, anche grazie al racconto che ne fece lo storico Tito Livio nella sua Storia di Roma. Annibale aveva un forte ascendente sui suoi soldati, che nonostante la diversa provenienza – erano libici, iberi, liguri, celti, fenici, italici ed elleni – gli furono sempre fedeli, ed erano anche molto ben organizzati e addestrati. Il piano del condottiero cartaginese era di far insorgere le popolazioni italiche contro Roma per ridimensionarne il potere, ma non ottenne l’effetto sperato. I romani provarono a fermarlo in Iberia senza riuscirci, e anche l’ipotesi di attaccare Cartagine dalla Sicilia sfumò, perché l’esercito di Annibale era veloce e, per quanto decimato dalla traversata, vinse una serie di battaglie, una dopo l’altra: sul Ticino, il Trebbia e poi il lago Trasimeno, dove i romani persero 15.000 uomini. A quel punto Roma cominciò a preoccuparsi seriamente. Per far fronte alla crisi nel 217 fu eletto dittatore Quinto Fabio Massimo, che evitò sempre lo scontro campale cui invece ambiva Annibale, e che fu chiamato per questo il Temporeggiatore. Temporeggiò per poco, perché il console Terenzio Varrone, che disprezzava questa tattica, decise di affrontare Annibale a Canne, in Puglia. L’esercito romano contava sulla sua superiorità numerica, circa 50.000 legionari contro i 25.000 punici rimasti, e optò per una battaglia di sfondamento, combattuta sulla riva del fiume Ofanto strategicamente Annibale. I romani, come si dice, abboccarono: perché loro contavano sulla potenza della fanteria data dall’impressionante numero di legioni schierate, mentre Annibale aveva un piano preciso e una cavalleria veloce e più libera nei movimenti, favorita dalla scelta del campo di battaglia, che aveva costretto invece la fanteria romana ad ammassarsi gli uni sugli altri, infilandosi in quello che potremmo definire un cul de sac: in trappola, insomma.

L’esercito romano venne schiacciato con una manovra a tenaglia, pare la prima della storia, che mirò prima a spaesare gli avversari, poi a sterminarli. Della tattica militare utilizzata in questa storica battaglia ancora si ragiona, e anche sui numeri delle forze in campo da entrambe le parti non ci sono certezze, si trovano numeri diversi sia in rete, sia sui libri di storia.

Alla fine, lo sappiamo tutti, Roma vinse su Cartagine, ma secondo una famosa canzone degli Almamegretta qualcosa di Annibale è rimasto, oltre alla fama.

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