LA DATA

1 agosto 1937

Il 1º agosto 1937, a Parigi, una folla muta partecipò al funerale di Gerda Taro, la prima fotografa di guerra morta su un campo di battaglia. Le sue spoglie furono tumulate al Père Lachaise, con tutti gli onori dovuti ad un’eroina repubblicana: lo scultore Alberto Giacometti realizzò un monumento funebre per la sua tomba e Pablo Neruda e Louis Aragon lessero discorsi in memoriam. Quel giorno sarebbe stato il suo ventisettesimo compleanno.

Il campo sul quale era caduta era nella Spagna della guerra civile, nella ritirata dalla battaglia di Brunete: Gerda aveva scattato, quel giorno, centinaia di fotografie. Era il 25 luglio, e il destino fu veramente beffardo. Finita la battaglia, di ritorno verso il campo, Gerda viaggiava aggrappata sul predellino di un autocarro quando aerei nazisti, sorvolando la colonna in marcia verso il ritorno, cominciarono a bombardarla. L’autocarro fu colpito e Gerda scivolò sotto i cingoli di un carroarmato incolonnato subito dietro; morì il giorno dopo, in ospedale.

Ma chi era Gerda Taro? Si chiamava in realtà Gerta Pohorylle ed era nata il 1º agosto 1910 in Germania, a Stoccarda, in una famiglia della media borghesia ebraica di origini galiziane; cresciuta a Lipsia, nel 1933 fu arrestata per propaganda antinazista. Hitler era al potere da pochi mesi, e quella sera lei stava uscendo per andare a ballare: andò invece in prigione per venti giorni, durante i quali condivise sigarette e informazioni con le altre detenute, inventandosi un alfabeto per comunicare di cella in cella.

Uscita di prigione, Gerda fuggì a Parigi, dove conobbe molti artisti e intellettuali antifascisti fuoriusciti come lei, e fece molti lavori diversi. A Parigi conosce anche Endre Friedmann, un ungherese ebreo e comunista come lei, che fa il fotografo; Gerda e Endre si innamorano, e il loro è un sodalizio anche ideale e professionale.

Lei si appassiona alla fotografia, perfeziona il mestiere e assieme a Endre inventa un personaggio: il famoso fotografo americano Robert Capa, reporter di guerra, giunto in Europa nel 1936 per fotografare la guerra di Spagna nelle file repubblicane. Molte delle foto che Endre e Gerda faranno in Spagna usciranno con la firma di Robert Capa, pseudonimo che Endre continuerà poi a utilizzare tutta la vita. Anche lui, che non si riprese più dalla morte di Gerda, morì su un campo di battaglia: in Indocina, nel 1954.

Un anno dopo la morte di Gerda, nel 1938, Capa pubblicherà in sua memoria Death in the Making, in cui riunì molte delle foto scattate insieme. Nel 1942 la tomba di Gerda Taro fu l’unica ad essere violata dalla mano nazifascista: la giovane rivoluzionaria caduta nella guerra di Spagna non smetteva di essere d’esempio alla crescente Resistenza francese, perciò l’epitaffio inciso venne cancellato; la sua tomba non verrà mai restaurata. La sua opera come fotografa, invece, venne via via dimenticata, quasi scomparendo dietro l’ombra di Robert Capa, almeno fino a pochi anni fa.

Nel 1939, scappando da Parigi, Capa lasciò i negativi di oltre quattromila foto scattate da lui, Gerda Taro e David Seymour (Chim) fra il luglio del 1936 e la primavera del 1939; li affidò a Chim perché li nascondesse in qualche modo. Chim li consegnò al console messicano, suo amico, in una valigia della quale si persero le tracce fino al 2007, quando riapparve in un appartamento di Città del Messico, per essere poi recapitata all’International Center of Photography di New York. Sulla incredibile vicenda la regista Trisha Ziff ha realizzato, nel 2011, un documentario intitolato La maleta mexicana.

Alla storia di Endre e Gerda un gruppo inglese, gli Alt – J, ha dedicato una canzone molto bella:

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