LA DATA

10 agosto 1500

Il 10 agosto 1500 il navigatore portoghese Diogo Dias avvistò fortuitamente il Madagascar, dopo una tempesta che allontanò la sua nave dal resto della flotta di Pedro Álvares Cabral, che veleggiava verso le coste del Mozambico. Non brillò di fantasia nella scelta del nome: era il 10 agosto, la chiamò Ilha de São Lourenço, ovvero Isola di San Lorenzo.

Aveva trovato l’isola più vasta del mondo dopo la Groenlandia, la Nuova Guinea e Borneo, un’isola grande come Francia, Belgio e Olanda messe assieme, di 1580 chilometri di lunghezza e 450 di larghezza. Per la verità non era proprio sconosciuta, fonti arabe e asiatiche ne avevano raccontato l’esistenza agli europei e ne aveva parlato anche Marco Polo ne Il Milione, anche se solo per sentito dire. Dalle varie fonti veniva dipinta come un’isola misteriosa e abitata da piante straordinarie e animali fantastici, mai visti, e un nome gli era già stato dato molto prima che ci arrivasse il portoghese: Madagascar.

Sembra che il Madagascar si sia staccato dalle attuali Asia e Africa circa 140 milioni di anni fa, e che i contatti con la terraferma siano stati sempre sporadici, tanto che lo sviluppo di flora, fauna e esseri umani fa storia a sé sia rispetto all’Africa, sia alle altre isole dell’Oceano Indiano. Fra duemila e millecinquecento anni fa vi arrivarono uomini da Indonesia e Malesia su imbarcazioni di fortuna, ed è da loro che discendono le etnie malgasce, mentre in anni meno remoti arrivarono i popoli bantu dall’Africa, in più migrazioni, e diedero origine ai Sakalava a ovest e ai Bara, nel sud dell’isola.

La flotta di Cabral aveva scoperto il Brasile nell’aprile di quell’anno, ma il Madagascar, con il suo miscuglio di etnie e lingue diverse, non assomigliava a nessun altro luogo; oltretutto gli abitanti non erano affatto ospitali, e gli europei ci si stabilirono solo alla spicciolata e mescolandosi, perché le colonie non gli duravano nulla. Gli arabi naturalmente ci erano arrivati molto tempo prima, anche solo per una questione geografica; avevano fondato colonie verso il X o XI secolo, e si erano dedicati a un commercio che fu in voga molto a lungo, quello degli schiavi, mescolandosi con le popolazioni del luogo: da loro discendono gli Antemoro e gli Antanosy, di etnia malgascia e fede islamica, e molte parole delle varie lingue locali.

Gli europei cercarono di creare colonie sull’isola, pensando che sarebbe stato un buon punto di rifornimento per le navi dirette verso l’Asia dal Capo di Buona Speranza, ma rinunciarono perché non gli conveniva: le tempeste erano abbastanza frequenti, le popolazioni locali li attaccavano, le malattie li decimavano. Chi era più resistente, o chi scappava da qualche patria galera, riusciva a entrare in rapporti con i malgasci. Verso la fine del XVII secolo, dato che nessuna potenza marinara era riuscita a colonizzare il Madagascar, i pirati la elessero a loro rifugio ideale per attaccare le navi che facevano rotta sulle Indie, e nel momento di maggiore attività vi abitavano in millecinquecento, armati di tutto punto, con cinquanta cannoni a proteggere i loro sonni sulla terraferma.

Fino all’età moderna i malgasci non avevano ancora dato un nome al loro paese, lo chiamavano il “Tutto” oppure la “Terra che è in mezzo al mare”, e  quando gli Hova, all’inizio del 1800, decisero di impossessarsi di tutta l’isola, la chiamarono con il nome che gli avevano dato gli europei, Madagascar, a parziale discapito della poesia.

Nell’isola ci sono molti animali che non si trovano in altre parti del mondo, un centinaio di specie di lemuri, oltre duecento tipi di rane diverse, numerose specie di tartarughe, camaleonti, uccelli e farfalle; l’unico grande predatore, il fossa (Cryptoprocta ferox), è un animale carnivoro che gli studiosi definiscono un fossile vivente. Gli animali stravaganti del Madagascar sono i protagonisti dell’omonimo film d’animazione; nel video i lemuri sono occupati nella loro attività preferita, ballare: chissà che non ci facciano venire voglia di muovere i piedi anche a noi.

 

 

 

Tags