LA DATA

12 agosto 1944

Il 12 agosto 1944, a Sant’Anna di Stazzema in provincia di Lucca, si consumò una delle stragi più efferate dell’occupazione nazifascista. Alle prime luci del giorno quattro colonne di SS provenienti da Mulina, Monte Ornato, Farnocchia e Valdicastello circondarono la vallata, dove si erano rifugiate centinaia di persone sfollate da tutta la Versilia e da Pisa, Livorno, Genova, La Spezia. Alla vista dei nazisti gli uomini si nascosero nei boschi e nelle grotte, pensando che si trattasse di uno dei soliti rastrellamenti per reperire manodopera per i lavori di fortificazione sulla Linea Gotica, mentre vecchi, donne e bambini rimasero nelle borgate che compongono Sant’Anna, sicuri di non aver nulla da temere. Del resto il paese non era mai stato coinvolto negli scontri tra i nazifascisti ed i partigiani, che tra l’altro si erano trasferiti da una decina di giorni sulle Apuane, ed alcuni abitanti avevano ricevuto dal Comando Tedesco, in merito ai bandi di sfollamento emanati alla fine di luglio, assicurazioni che i residenti e gli sfollati a Sant’Anna non correvano nessun pericolo e che potevano restare tranquillamente nelle loro case. La realtà fu ben diversa: il paese venne messo a ferro e a fuoco e gli abitanti massacrati senza pietà.

Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, furono uccise 560 persone; la più piccola, Anna Pardini, aveva venti giorni. Se a compiere il massacro furono gli uomini della 16° divisione SS, gravissime furono anche le responsabilità dei fascisti. Individui col volto coperto, che parlavano in italiano, addirittura in dialetto versiliese, guidarono i nazisti lungo i sentieri della vallata che solo persone pratiche dei luoghi potevano conoscere con tanta sicurezza; alcuni superstiti dell’eccidio hanno rilasciato precise testimonianze in merito, come quelle degli scampati agli eccidi di Vinca e Bergiola, che videro i militi della Brigata Nera Apuana trucidare vecchi, donne e bambini.

Tra 1943 e 1945 l’occupazione dell’Italia da parte delle truppe naziste e dei reparti militari della Repubblica sociale italiana ha provocato più di diecimila vittime tra la popolazione civile. La Toscana è stata uno dei territori maggiormente colpiti: le stragi nazifasciste, concentrate soprattutto tra l’aprile e l’agosto del 1944, furono più di 280, i comuni interessati 83 e i morti tra i civili furono circa 4.500 a cui devono essere aggiunti ancora migliaia di morti tra i partigiani.

Le prime indagini sull’eccidio di Sant’Anna furono condotte da una Commissione Militare Americana nell’ottobre del 1944, e dal Servizio Investigativo Britannico nel 1947: esistevano già al tempo elementi precisi per l’identificazione dei responsabili, ma per cinquant’anni, fino al 1994, non si è riusciti a giungere ad una verità definitiva. Quell’anno, a Roma, mentre prendeva avvio il procedimento penale contro Eric Priebke innanzi al Tribunale Militare, a Palazzo Cesi, sede della Procura Generale Militare, veniva scoperto un armadio (ribattezzato poi “Armadio della Vergogna”) contenente 695 fascicoli per i quali nel 1960 fu disposta una “provvisoria archiviazione”; a maggio 1996 il Consiglio della magistratura militare decise di avviare una indagine conoscitiva sulle ragioni dell’occultamento dei fascicoli.

Nel frattempo, due di quei fascicoli, il n. 1976 ed il n. 2163, l’8 marzo 1995 venivano trasmessi alla Procura Militare di La Spezia: erano i fascicoli relativi al massacro perpetrato a S. Anna di Stazzema. Secondo la Procura Militare di La Spezia non si trattò di rappresaglia, ma di un atto terroristico: un’azione premeditata con l’obiettivo di distruggere il paese per rompere ogni collegamento tra la popolazione civile e i gruppi partigiani della zona. Il processo si è concluso nel 2005 con la condannata di dieci ex soldati delle SS, e la sentenza è stata confermata in appello nel 2006 e ratificata dalla Cassazione nel 2007.

Elisabetta Salvadori ha dedicato alla strage di Sant’Anna lo spettacolo Scalpiccii sotto i platani: