LA DATA

13 dicembre 1294

Papa Celestino V abdica, rinunciando al papato e compiendo  «per viltade il gran rifiuto» come lo indica Dante, che nella Divina Commedia lo colloca nell’Antinferno tra gli Ignavi. Anche se Celestino  non fu il primo, e  come ben sappiamo nemmeno l’ultimo, Papa a “dimettersi”. Prima di lui anche altri papi lasciarono il soglio pontificio, ma nessuno di loro suscitò lo stesso scandalo, proprio in virtù anche degli immortali  versi danteschi.

Il monaco molisano Pietro Angeleri da Morrone, di origini molto umili, figlio di contadini, visse la maggior parte dei suoi anni da eremita, e fu in tarda età che inaspettatamente  venne eletto a capo della Chiesa il 5 luglio 1294 col nome di Celestino V,  in tempi molto bui per la cristianità. Dopo pochi mesi,  il 13 dicembre di quello stesso anno, abbandonò il papato non volendo più soggiacere alle pressioni di Carlo d’Angiò e dei faccendieri intenti ad approfittare della sua buona fede.

Venne catturato nel giugno 1295 a Vieste mentre stava per raggiungere l’eremo di Sant’Onofrio,  per poi essere consegnato al nuovo Papa Bonifacio VIII e  finire i suoi giorni nel castello di Fumone (Frosinone) dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1296 all’età di 87 anni.

Ignazio Silone nel romanzo  L’avventura di un povero cristiano (1968) espresse un giudizio ben più positivo e ricostruendo l’intera sua vicenda ne tratteggiò la personalità sotto una diversa prospettiva, quella di una grande personalità capace, con il suo clamoroso gesto, di denunciare la molte e gravi storture della Chiesa di quei tempi. Secondo Silone fu quindi coraggio e non ignavia alla base della scelta di Celestino V che lasciò  tutti gli onori e le ricchezze del papato  per dimostrare con il suo rigore morale  il disprezzo per il potere ingiusto ed esagerato della Chiesa.

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