Tutto era già successo qualche giorno prima, il 9 ottobre. Ma la comunicazione ufficiale venne il 15 ottobre e il mondo, almeno una gran parte di esso, ammutolì quando Fidel Castro annunciò che Ernesto Che Guevara era morto.
Rivoluzionario, guerrigliero, scrittore, medico argentino, il Che è stato un mito, una speranza per milioni di persone, un’icona dei movimenti rivoluzionari di sinistra. «Hasta la victoria siempre!». Fu membro del Movimento del 26 luglio e dopo il successo della rivoluzione cubana assunse un ruolo nel nuovo governo, secondo per importanza solo a Fidel Castro.
Nella prima metà del 1965 lasciò Cuba per portare la rivoluzione popolare in altri Paesi. L’8 ottobre 1967 venne ferito e catturato da un reparto anti-guerriglia dell’esercito boliviano (assistito da forze speciali statunitensi costituite da agenti speciali della CIA) a La Higuera, nella provincia di Vallegrande. Il giorno successivo venne ucciso e mutilato delle mani nella scuola del villaggio. Il suo cadavere, dopo essere stato esposto al pubblico a Vallegrande, fu sepolto in un luogo segreto e ritrovato da una missione di antropologi forensi argentini e cubani, autorizzata dal governo boliviano di Sanchez de Lozada, nel 1997. Da allora i suoi resti si trovano nel mausoleo di Santa Clara di Cuba.
La fotografia ritratto di Che Guevara, chiamata Guerrillero Heroico e opera di Alberto Korda, dopo la sua morte divenne una delle immagini più famose e riprodotte al mondo, nelle sue varie versioni, del XX secolo. Usata e riprodotta per scopi simbolici, artistici e pubblicitari è stata definita dal Maryland Institute College of Art come la foto più celebre di sempre.
Francesco Guccini lo ricorda così: «…. In quel giorno d’ottobre, in terra boliviana/ era tradito e perso Ernesto Che Guevara/Si offuscarono i libri, si rabbuiò la stanza, perché con lui era morta la nostra speranza/Erano gli anni fatati di miti cantati e di contestazioni/Erano i giorni passati a discutere e a tessere le belle illusioni/Che Guevara era morto ma ognuno lo credeva che con noi il suo pensiero nel mondo rimaneva/Passarono stagioni, ma continuammo ancora a mangiare illusioni e verità a ogni ora/ Anni di ogni scoperta, anni senza rimpianti: “forza compagni all’erta, si deve andare avanti”/E avanti andammo sempre, con le nostre bandiere, intonandole tutte quelle nostre chimere/…. Ma qualche cosa cambiava, finirono i giorni di quelle emozioni e rialzaron la testa i nemici di sempre contro le ribellioni/Che Guevara era morto e ognuno lo capiva/che un eroe si perdeva, che qualcosa finiva./ E qualcosa negli anni terminò per davvero, cozzando contro gli inganni del vivere giornaliero/… Ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni e voi a decine che usate parole diverse, le stesse prigioni;/da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non l’aspettate, il Che ritornerà!».