LA DATA

22 luglio 1944

Il fuoco amico. Le bombe intelligenti. La storia è più antica di quel che si può essere indotti a pensare. Nel secondo conflitto mondiale, per esempio, una granata sparata dal 337º Battaglione d’artiglieria campale degli Stati Uniti colpì, proprio il 22 luglio 1944, il Duomo di San Miniato, un bel comune a cavallo fra Firenze e Pisa noto per i suoi straordinari tartufi bianchi che fanno invidia a quelli d’Alba, nel quale si erano andate a rifugiarsi, o più esattamente erano state costrette a radunarsi, molte persone del posto impaurite dagli scontri fra le truppe alleate e quelle naziste in fuga dinanzi all’avanzata dei liberatori. Fu una strage: 55 persone morirono, i loro nomi li si possono leggere nella voce di Wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_del_Duomo_di_San_Miniatodedicata a questo evento. Lì si legge che «fino al 2004 la responsabilità dell’eccidio fu erroneamente attribuita alle truppe tedesche della 3ª Divisione granatieri corazzati, allora in ritirata dalla cittadina». Fin dal 1944 numerose inchieste si sono succedute per accertare l’andamento dei fatti quel giorno. La seconda indagine del Tribunale militare americano promossa dal generale Clark sintetizzava i fatti così: «i soldati tedeschi che occupavano la cittadina di San Miniato, di fronte all’avanzata delle forze americane, e alle conseguenti difficoltà incontrate con elementi partigiani, il 22 luglio 1944 costrinsero circa 1.500 abitanti… a entrare nella cattedrale, che apparentemente risultava minata prima dell’entrata della popolazione… Le porte furono chiuse, le guardie tedesche se ne andarono e la mina fu fatta esplodere…».

Per dieci anni circa fu accolta la versione che quella strage fu voluta dai tedeschi, ma nel 1954, quando alcuni familiari delle vittime chiesero al sindaco di ricordare i caduti con una lapide, sulla stampa si aprì il dibattito a partire dalle dichiarazioni del canonico Enrico Giannoni che da sempre sosteneva di aver assistito dal poggetto del Tufo al cannoneggiamento del 22 luglio 1944 potendo affermare che la responsabilità era americana: «riuscì perfino a ricostruire nella chiesa la traiettoria del proiettile tirando un filo con appese frecce indicatrici, dal semirosone al bassorilievo marmoreo e quindi verso la balaustra dell’altare che dimostravano la sua tesi».

Quell’ipotesi fu avvalorata dalla documentazione raccolta nel 1957 nel volume Arno-Stellungdi Giuliano Lastraioli, ma è nel 1983, dopo l’uscita del film La notte di San Lorenzo, che un’altra testimonianza, critica sulla ricostruzione dell’evento fatta dai fratelli Taviani, ribadì come fu una granata americana a provocare la strage. Un libro del 2000, poi – 1944 San Miniato – Tutta la verità sulla stragedi Paolo Paoletti, pubblicato da Mursia –, smontò definitivamente la tesi della responsabilità dell’artiglieria tedesca.

Senza nulla togliere al contributo dato dalle forze alleate nella liberazione dell’Italia dalla tirannia nazista, il celebrazionismo pregiudizievole e ortodosso rende ancor più amara una delle tante tragiche pagine della storia di quella che i nostri padri avrebbero voluto fosse l’ultima guerra dell’intera umanità.

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