LA DATA

25 dicembre 1938

Marjorie Courtenay-Latimer, curatrice di un museo di East London in Sudafrica, era alla ricerca di fauna marina insolita quando scoprì uno strano pesce blu fra il pescato di una barca di pescatori che erano andati a caccia di squali nell’Oceano Indiano, vicino alla foce del fiume Chalumna. Era il 25 dicembre 1938 e, dopo aver portato il pesce al museo, la professoressa Courtenay-Latimer si accorse che il pesce misterioso assomigliava a un antico pesce noto solo grazie ad esemplari fossili. Lo fece allora imbalsamare e si confrontò con un collega, il professor James Leonard Brierley Smith, che le confermò che quello strano pesce era un rappresentante della più antica linea evolutiva di pesci che si conosca, un celacanto: un animale che si riteneva estinto sin dal Cretaceo.

La specie del pesce fu chiamata Latimeria chalumnae, in onore della sua scopritrice e delle acque in cui fu pescato; in seguito ne furono trovati altri esemplari nelle isole Comore, Sulawesi, in Indonesia, Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar e in Sudafrica, nell’area protetta Simangaliso Wetland.

I fossili di celacanto ritrovati risalgono a circa 390 milioni di anni fa; nel paleozoico e nel mesozoico il gruppo dei celacantidi era molto numeroso e comprendeva diversi generi e specie; di questi esistono molti fossili databili dal devoniano al cretaceo, ma non di epoche successive, perciò si pensava che si fossero estinti con l’estinzione di massa di fine cretacico. Confrontando le specie attuali con i resti fossili si è dimostrato che questo ordine è rimasto sostanzialmente invariato almeno negli ultimi 65 milioni di anni o 300-400 milioni di anni: su questa misura i paleontologi sono in disaccordo. Gli studiosi rimasero anche stupiti dal fatto che questa specie viva oltre i 160 metri di profondità, perché il celacanto era ritenuto un progenitore degli anfibi, abitante quindi in acque poco profonde e progressivamente evolutosi fino ad adattarsi alla vita sulla terraferma.

L’ipotesi quindi è che solo una parte di questa specie si sia estinta con l’evoluzione, mentre un’altra ha vissuto placidamente immutata nella profondità degli abissi marini, lontano dalle voraci bocche dell’uomo. Una sua particolarità è quella di essere l’unico essere vivente con un giunto intercraniale che gli permette di separare interamente la metà superiore del cranio da quella inferiore; ha occhi estremamente sensibili alla luce, dato che di solito vive in un luogo piuttosto buio. L’altra sua grande fortuna è che il celacanto è un pesce praticamente immangiabile, duro e spinoso, commestibile solo se viene essiccato; nelle Comore ne usano le scaglie come carta vetrata. Il nostro amico pesce è un pescione: arriva a una lunghezza di due metri per ottanta chili di peso, e campa veramente a lungo, fra i sessanta e i cento anni. Prodigi della pace marina?