LA DATA

25 maggio 1935

Il 25 maggio 1935 un atleta afroamericano stabilisce il record del mondo di salto in lungo ad Ann Arbor, in Michigan. L’atleta si chiama Jesse Owens, e quel giorno fa un salto di 8,13 metri ma corre anche i duecento metri in piano e ad ostacoli, stabilendo altri due record mondiali (rispettivamente in 20″3 e 22″6). Aveva ventidue anni, e nella vita aveva sperimentato miseria e fame e aveva sempre lavorato dopo la scuola per aiutare la sua famiglia; nel tempo libero si allenava nella corsa, che era la sua passione. Nel 1933, ai campionati nazionali studenteschi, si fece notare per la sua velocità nella corsa e nel salto in lungo, il che gli valse l’ammissione nell’Università statale dell’Ohio.

Dopo il grandissimo risultato del 25 maggio 1935, Jesse partecipa per gli Stati Uniti alle Olimpiadi di Berlino del 1936, e vince ben quattro medaglie d’oro: il 3 agosto i 100 metri, il 4 agosto il salto in lungo, il 5 agosto i 200 metri e il 9 agosto la staffetta 4×100. Il suo record di quattro ori in atletica leggera nel corso di una stessa Olimpiade non fu mai battuto, ma Carl Lewis alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984 fece altrettanto, eguagliandone il primato.

A Berlino si celebra, con le Olimpiadi, il potere e il tronfo del Terzo Reich; l’atleta di punta tedesco Luz Long è adorato da Hitler, che conta su di lui per vincere le gare di velocità. Quando al primo posto sul podio salirà un atleta afroamericano, tanti saluti alla superiorità della razza; Hitler a Jesse non stringerà la mano, cosa che aveva fatto con tutti gli altri atleti vincitori.

La vittoria di Owens nel cuore della Germania nazista fu celebrata come simbolo di riscossa, ma al ritorno in patria le logiche razziali non erano mica cambiate: lo dimostrò il presidente Roosevelt, che fece annullare un appuntamento con lui per non turbare gli animi dei suoi elettori degli stati del Sud. Anche dopo una grande vittoria si può essere costretti a ripartire da zero, ed è proprio quello che fece Jesse, che ricominciò a studiare e a rifiutare gare umilianti con cavalli e automobili, che pur aveva in un primo tempo accettato: era un uomo, non un fenomeno da baraccone.

Nel 1976 fu insignito della Medaglia per la libertà, e il presidente Ford gliela consegnò con queste parole: «Owens ha superato le barriere del razzismo, della segregazione e del bigottismo mostrando al mondo che un afro-americano appartiene al mondo dell’atletica»