LA DATA

29 aprile 2016

“Forse non tutti sanno che…”

il 29 aprile 2016 George Weah annuncia il secondo tentativo di diventare presidente della Liberia. Nel dicembre 2017, l’ex calciatore, Pallone d’Oro nel 1995, lo diventa sul serio.

George Manneh Oppong Ousman Weah. Cresciuto dalla nonna paterna nella baraccopoli di Clara Town, a Monrovia, infanzia povera ma dignitosa, tredici fratelli di cui prendersi cura, ex centralinista alla Liberia Telecommunications, prima di diventare calciatore in Camerun, trasferitosi in Francia a cercar fortuna, convertitosi all’Islam in età adulta, sposato, tre figli, laureato in arte e amministrazione sportiva a Londra, ambasciatore Unicef dal ‘97, è sempre stato molto attivo in ambito umanitario.

In Europa, oltre alla maglia del Milan, Weah ha vestito quelle di Monaco, Paris Saint-Germain, Chelsea, Manchester City e Olympique Marsiglia. Nel 1995, primo calciatore non-europeo a conquistarlo, vinse il Pallone d’Oro ma anche il Fifa World Player e il premio di Calciatore africano dell’anno (riconoscimento già ricevuto nel 1989). Nel 1999 è stato insignito del titolo di Calciatore africano del secolo.

Ritiratosi dall’attività agonistica nel 2002 a 36 anni, Weah è al 43° posto nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista “World Soccer”. Weah avrà come vicepresidente Jewel Howrad Taylor, ex moglie di Charles Taylor, il dittatore che ha trascinato per ben due volte la Liberia alla guerra civile e che sta scontando una pena di 50 anni di reclusione in un penitenziario britannico, condannato per crimini di guerra commessi in Sierra Leone. La cosa ha attirato a George grandi critiche, aumentate per alcune dichiarazioni non proprio brillanti della ex signora Taylor sul marito in campagna elettorale, ma respinte al mittente da Weah: «Jewel è preparata, ed è separata. E sono sempre stato per l’equità dei sessi, mi fa piacere avere al mio fianco una donna».

La Liberia, così denominata perché fondata da schiavi liberati in America nel XIX secolo, è stata devastata da due guerre civili nell’arco di 14 anni: 250mila morti, migliaia di feriti e mutilati, 4.809 decessi causati dall’ebola, resta uno degli Stati più poveri al mondo nonostante sia ricco di diamanti, quasi il 54 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. «Siamo uno degli Stati più vecchi d’Africa e non abbiamo strade, elettricità, acqua, lavoro. Non può essere – dice Weah –. Prometto che avremo strade buone e che saranno creati posti di lavoro. E farò ciò che ho promesso, perché so di cosa ha bisogno la Liberia». Vedremo come andrà: per adesso l’unico dato registrabile è che Weah è diventato presidente col 61,5% dei voti.

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