LA DATA

29 maggio 1453

Gli astrologi avevano pronosticato a Maometto II, settimo sultano dell’Impero ottomano, che il 29 maggio 1453 sarebbe stato il suo giorno fortunato. Aveva ventun anni, e da due mesi assediava la città di Costantinopoli, città nata sulle ceneri di Bisanzio, l’odierna Istanbul.

Il pronostico fu l’occasione per sferrare l’assalto finale a una città ormai allo stremo delle forze, con una difesa numericamente assai inferiore alle forze ottomane. Costantinopoli era difesa dalle mura di Teodosio, una cinta muraria solida e imponente, e da meno di settemila uomini; nel suo porto erano all’ancora ventisei navi da guerra, e alla sua richiesta d’aiuto risposero solo seicento soldati veneziani e  settecento genovesi, capeggiati da Giovanni Giustiniani Longo. Dall’altra parte, invece, c’erano centosessantamila uomini, duecento navi, i temibili giannizzeri e i più grandi cannoni esistenti al mondo a quel tempo. Del resto Costantinopoli era abitata ormai da sole cinquantamila persone. Costantino XI aveva capito subito che Maometto II non era conciliante come il sultano precedente, Murad II; la sua prima azione era stata far costruire una nuova fortezza, nel 1451, a poca distanza da Costantinopoli, in modo da poter controllare il traffico navale e chiudere la città in una morsa. Agli ambasciatori di Costantino, inviati per la terza volta con lo scopo di trovare un accordo onorevole, il guerrafondaio Maometto II aveva risposto facendogli la pelle; nel frattempo, controllando il Bosforo, il sultano non permetteva il transito delle navi. Costantino XI cercò allora di accelerare il ricongiungimento delle due chiese, quella romana e quella bizantina, che gli pareva l’unico modo per salvare Costantinopoli, ma era ormai troppo tardi, la sorte della città dopo secoli di separazione interessava molto poco l’occidente cristiano.

L’attacco ottomano, iniziato nell’aprile 1453, tentò prima di demolire le mura della città, che resistevano anche ai colpi di cannone; non riuscendo a sfondare via terra, si provò ad entrare via mare nel Corno d’Oro, l’insenatura dalla quale si raggiungeva il porto della città, ma anche questo tentativo andò in malora: una enorme catena chiudeva l’ingresso alla flotta turca. Fu allora che Maometto II ebbe un’idea geniale: far costruire una passerella di legno per aggirare l’ostacolo, lunga due chilometri, sulla quale gli schiavi spinsero le navi. Un’antica profezia diceva che Costantinopoli sarebbe caduta quando le navi avessero navigato sulla terra, ed eccola improvvisamente avverata; a questo si aggiunse un’eclissi di luna, il 22 maggio, altro evento di pessimo auspicio.

La difesa dei bizantini fu disperata ma vana, tanto erano inferiori per numero; il 29 maggio la città fu costretta a capitolare dopo una battaglia incessante, durata un giorno e una notte, nella quale l’imperatore Costantino perse la vita; la chiesa bizantina lo venera ancora come santo e martire.

Il 29 maggio 1453 rappresenta la fine simbolica del medioevo, e uno iato profondo fra il mondo antico, che Costantinopoli idealmente proseguiva, e quello moderno, con le sue nuove strutture.

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