LA DATA

31 dicembre 406

«Nel sesto consolato di Arcadio e Flavio Anicio Petronio Probo, Vandali ed Alani entrarono in Gallia, avendo attraversato il Reno, il giorno prima delle calende di gennaio». Così Prospero d’Aquitania racconta l’attraversamento del Reno, il 31 dicembre 406, da parte di numerosi popoli barbari tra cui Vandali, Alani, Burgundi e Suebi, che entrarono in territorio romano devastando la Gallia e dando il via alle invasioni barbariche che avrebbero portato alla caduta dell’impero romano d’Occidente.

Le abbiamo sempre chiamate così: invasioni barbariche. Sei un vandalo, si dice a chi distrugge tutto quello che incontra; sei un barbaro, si dice a chi si comporta da incivile. Ma la storiografia parla di invasioni barbariche accentuando l’aspetto di scontro guardando da una prospettiva romanocentrica, mentre guardando quei fatti come un episodio del confronto secolare fra nomadi e sedentari, come fa in particolare la storiografia tedesca a partire dal XIX secolo, si parla di migrazione dei popoli (Völkerwanderung).

L’attraversamento del Reno è il momento dello sfondamento, il momento in cui non c’è più contenimento delle truppe impegnate altrove, e l’invasione della Gallia è fronteggiata da altri barbari, romanizzati. Si tratta di una delle più grandi migrazioni in Europa per la moltitudine di tribù che si stanziarono nel territorio romano, che via via perdeva pezzi, lasciava andare i territori più lontani e più difficilmente controllabili. Tentata più volte, l’impresa di contenere le ondate migratorie è stata sempre fallimentare, è un po’ come voler fermare il mare: ti pare di riuscirci e arriva uno tsunami.

Le popolazioni barbariche, nomadi, il 31 dicembre 406 trovarono il Reno gelato, in grado di reggere il peso del passaggio, e passarono il confine, che già tante volte avevano oltrepassato in pochi e a sprazzi, raggiungendo anche posti lontani come la Spagna, ma sempre venendo ricacciati indietro dalle truppe romane. Stavolta erano tanti, erano popoli diversi per origini e abitudini, molti di loro avevano vissuto a lungo al margine dell’impero, da dove spesso si poteva essere reclutati nell’esercito romano. L’attraversamento del fiume Reno ghiacciato non è riportato da nessuna delle fonti dell’epoca, ma si tratta di un’ipotesi fatta dallo storico Edward Gibbon.

All’inizio scorribande, poi scontri sempre più violenti e di sfondamento, fino al Sacco di Roma, nel 410 (il primo di una serie). L’Italia, si sa, è sempre piaciuta molto agli stranieri, che sono arrivati per terra e per mare per restarci qualche anno o qualche decennio, o a volte per sempre, lungo tutti i confini e tutta la storia di questo territorio; questi popoli erano venuti a occupare un mondo in decadenza, e ne accelerarono la trasformazione. La fine dell’Impero Romano d’Occidente lascia il posto alla nascita dei cosiddetti regni romano-barbarici, dove c’è un forte scambio sociale e linguistico.