Il 7 marzo 1883 nasce a Ceva, in Piemonte, il critico letterario Attilio Momigliano. Allievo di Arturo Graf, insegnerà storia della letteratura italiana prima in alcuni licei di Torino, poi all’Università di Catania, quindi a Pisa e infine a Firenze, dal 1934; sulla sua Storia della letteratura italiana, pubblicata nel 1932, si sono formate generazioni di studenti. Ma nel 1938, a seguito delle leggi razziali fasciste, Momigliano venne espulso dall’Università di Firenze: la sua cattedra in Letteratura italiana fu offerta a Massimo Bontempelli, che pur essendo accademico d’Italia si guardò bene dall’accettarla, dissentendo apertamente, non senza conseguenze: un paio di mesi dopo, infatti, venne espulso dal Partito nazionale fascista e sospeso per circa un anno dall’attività di giornalista e di scrittore. Ad accettarla fu invece un altro critico letterario illustre, Giuseppe De Robertis.
Pur avendone l’occasione, Momigliano rifiutò di espatriare in Inghilterra e si ritirò a vita privata, continuando a pubblicare con lo pseudonimo di Giorgio Flores, fino a quando l’occupazione nazista lo costrinse a scappare per evitare la deportazione nei campi di sterminio, prima a Bologna, poi a Città di Castello, infine a Borgo San Sepolcro, dove sotto falso nome rimase nascosto per otto mesi in una clinica, ad assistere la moglie gravemente malata. Qui qualche certezza d’umanità la trovò fra la gente, come tanti altri ebrei nascosti in tutta Italia, e nonostante i tanti invece venduti per cinquemila lire – un anno di stipendio – e partiti per mai più ritornare.
Nell’introduzione all’edizione scolastica de La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, pubblicata a Firenze nel 1945, Momigliano scrisse: «Devo al Tasso e a Dante le due o tre ore di assenza che la sorte mi concedeva quasi ogni giorno. Nel pomeriggio, mentre mia moglie si assopiva dopo gli assidui terrori del giorno e della notte, io dimenticavo che ad ogni minuto un calcio improvviso poteva spalancare la mia porta, e mi sprofondavo a poco a poco nel mondo lontano della poesia. Devo dire che, se per questa io sono sempre vissuto, per questa soltanto sono sopravvissuto».
Per un approfondimento sul suo lavoro critico si può leggere la voce a lui dedicata da Enrico Ghidetti sul Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 75 (2011).
Interessante il video di Rai Storia che ne ripercorre la vicenda, pubblicato sulla pagina facebook; da notare anche i commenti, nei quali serpeggia già quell’odio che ora dilaga come un fiume sui social, e spande i suoi miasmi anche nel mondo reale.