LA DATA

8 settembre 1966

Va in onda il primo episodio di Star Trek, serie televisiva ideata da Gene Roddenberry. In realtà propose la serie nel ’64 con il titolo Wagon Train to the Stars, ispirandosi alla serie western di successo in onda in quel periodo Carovane verso il West (Wagon Trains). Nel primo episodio pilota il capitano della mitica “Enterprise” si chiamava Pike e aveva poco di avventuroso e molto di filosofico per cui, la Nbc, che cacciava i dollari, non si ritenne soddisfatta. Ma il concetto era decisamente innovativo, per cui finanziarono una seconda puntata e senza farsi né in qua né in là fecero magicamente sparire il mollaccioso capitano Pike per insediare il più energico e avventuroso capitan Kirk.

Da lì il successo fu assicurato: dalla prima serie sono derivate nel corso di quasi cinquant’anni altre cinque serie televisive (di cui una a cartoni animati) e dodici pellicole cinematografiche. A Star Trek sono stati assegnati vari premi tra cui 33 Emmy, 5 premi Hugo, vari Saturn Award e un Oscar su 14 candidature ottenute dai film.

I motivi del successo stanno tutti dentro ai contenuti rivoluzionari rispetto allo stile di vita e al modo di pensare degli anni Sessanta. L’Enterprise è un laboratorio di tecnologia e di filosofia sociale che anticipa il futuro, dove convivono un alieno, un giapponese (il Giappone negli anni Sessanta era ancora visto come un nemico), un russo (sono gli anni della Guerra Fredda tra Usa e Urss). Senza contare la donna di colore, che sarà protagonista del primo bacio interrazziale della storia delle fiction TV a stelle e strisce.

Quanti bei ricordi. La voce del capitano Kirk quando all’inizio degli episodi ci informava: «Giornale di bordo del Capitano, data astrale 1312.4. L’impossibile è successo. Abbiamo raccolto un segnale d’emergenza». Oppure la nave stellare Enterprise, che era quasi come stare a casa propria. Chi, con un piccolo sforzo, non ricorda il ponte di comando e le posizioni dei personaggi? In onore dell’astronave, la Nasa, ha dato il nome al primo Space Shuttle.

I ricordi potrebbero farsi lunghi e quindi come non chiudere col mitico Spock e il suo saluto vulcaniano. Vale la pena spendere due

parole sulla nascita del gesto. Tutto è nato quando Nimoy (l’attore che impersonava Spock) era bambino e si trovava in una sinagoga di Boston con la propria famiglia: durante una funzione religiosa, cinque o sei persone hanno iniziato a cantare una preghiera ebraica, la Shekhina. I fedeli avevano le braccia protese verso il pubblico e con le mani che facevano quello che sarebbe diventato il “saluto vulcaniano”. A lungo si sono viste persone scambiarsi il saluto senza saperne il significato, ce lo dice Nimoy stesso: «La maggior parte della gente oggi non sa che cosa vuol dire, non si rendono conto che si stanno benedicendo l’un l’altro con questo gesto». Il saluto era sempre accompagnato dall’augurio: «Lunga vita e prosperità». Che meraviglia!

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