LA DATA

29 gennaio 1951

Il Festival di Sanremo compie 68 anni. L’evento nazional-popolare che ancora unisce l’Italia da nord a sud, quasi quanto gli azzurri del calcio, è nato il 29 gennaio 1951. Allora fu la colonna sonora di un’Italia fischiettante e canterina, prossima al boom economico che avrebbe motorizzato gli italiani, diffuso radio e televisori, in un Paese che voleva sognare ed evadere dalle ferite aperte del Dopoguerra, dalla miseria e dell’analfabetismo. E voleva farlo cantando. Che c’è di male?

E infatti venne subito definito “la grande evasione”, un mix di leggerezza e lustrini che piaceva a tutti e che sarebbe passato indenne in mezzo agli anni della contestazione, a quelli di piombo e delle stragi di stato, agli anni Ottanta “da bere”, alla crisi di Mani pulite, alla seconda e alla, ormai, terza repubblica. Con qualche calo di share, momenti più o meno riusciti, presentatori e vallette più o meno allineati e politically correct. Memorabile l’edizione 1980, l’anno di Roberto Benigni (che presentava insieme a Claudio Cecchetto), accompagnato da Olimpia Carlisi. L’anno dei 45 secondi di bacio alla francese tra lo stesso Benigni e l’attrice fiorentina e il «Woitilaccio» all’indirizzo di Papa Giovanni Paolo II, che costò al comico toscano un’incriminazione per offesa alla religione di Stato.

La prima edizione del Festival si tenne nel Salone delle feste del Casinò Municipale con lo scarso pubblico seduto ai tavoli mentre i cantanti si esibivano tra l’andirivieni dei camerieri. 500 lire il costo del biglietto e Nilla Pizzi che vinse con Grazie dei fiori. Nel 1953 arrivò la prima diretta tv, la stampa cominciò ad interessarsi alla manifestazione, il pubblico si fece sempre più numeroso. Sanremo si avviava a diventare uno di quegli eventi mondani in cui “bisogna esserci”. Poi, cinque anni dopo, arrivò mister Volare, come venne ribattezzato Domenico Modugno oltreoceano, dove Nel blu dipinto di blu ebbe un successo senza precedenti, aprendo la strada al Festival nel mondo.

Da allora il palcoscenico di Sanremo non fu solo il luogo cult della melodia all’italiana, ma si aprì allo swing, al rock (per primo quello di Adriano Celentano), agli urlatori e finalmente ai giovani. Certamente leggera e disimpegnata la canzone del Festival, cui si contrapponeva quella impegnata dei cantautori, alcuni dei quali hanno calcato il palco dell’Ariston (dove il circo del festival si trasferì nel 1977) o da lì sono partiti, come Zucchero e ancora prima Rino Gaetano.

Ma il Festival è stato anche Luigi Tenco, la bocciatura della struggente Ciao amore, ciao (in fondo all’articolo la registrazione audio della sua esibizione a Sanremo) e il suicidio del cantautore, la cui ombra calò e rimase sulla kermesse canora per anni. Era il 1967 e Sanremo cominciò a riprendersi solo negli anni Ottanta.

Da allora, tra gossip, comparsate, polemiche, cachet milionari, l’amato-odiato, discusso e chiacchierato Festival resta una costante del costume italiano. Tutti ne parlano (male), ma tutti lo guardano. «Perché Sanremo è Sanremo», recita il tormentone pubblicitario, una enorme macchina per soldi che tanti ne spende (poco meno di 17 milioni di euro nel 2018) e assai di più ne incassa dalla pubblicità (25 milioni l’ultima edizione).