LA PAROLA

Anti-tutto (o Antitutto)

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Il neologismo anti-tutto, o antitutto, ha una data di nascita: 29 novembre 1987, sulle pagine del quotidiano “La Repubblica”, anzi per la precisione a pagina 31, in un articolo di Giampaolo Pansa, intitolato Noi come Giorgio. E proprio lui, Giorgio (Forattini), a Pansa che lo sta intervistando, dice di essere «antidemocristiano, antisocialista, antifascista, antiradicale. Sono anti-tutto». A scriverlo è il vocabolario Treccani, non un sito qualsiasi e Pansa del resto non è nuovo a lanciare neologismi. A lui si deve anche anticavaliere, diccì, antiTav, formigoniano

Fatto sta che la parola è piaciuta e ha cominciato ad essere usata dalla stampa ogni qual volta c’è da parlare di chi «contrasta sistematicamente ogni scelta o posizione non condivisa», ancora Treccani. Di recente ne ha parlato Simonetta Fiori, su “La Repubblica”, in un intervista a Mario Cannella, storico curatore del dizionario Zingarelli, a proposito di neologismi.

Ormai antitutto, anti-everyting, dicono gli inglesi è uscito dal gergo giornalistico, per entrare di diritto nel lessico italiano: c’è lo zaino antitutto che carica anche il telefono, c’è la pagina antitutto su Facebook, è un hashtag (#antitutto) su Twitter, c’è la cassa blutooth antitutto e una serie di accessori per la vita quotidiana, di più o meno provata utilità, ma che anno il merito di essere anti-qualche cosa.

Poi ci sono i leader politici antitutto. Demagogici, populisti, pericolosissimi perché piacciono, perché essere contro, essere anti- è il trend del secolo. E non importa se all’anti- non corrisponde anche un pro-, perché l’importante è essere contro. Se poi difetta l’idea alternativa e propositiva, poco male, perché agli italiani  piace essere antitutto, poi si vedrà.

E se ci sono battaglie legittime e doverose per la difesa dei diritti civili e umani, della pace e dell’ambiente, del lavoro e dell’istruzione, che si fregiano di un -anti, combattute in un passato recente e molte di ri-combattere di nuovo, poi arrivano quelle social. Perché è nella rete che l’antitutto si scatena, alla caccia di un like o di un re-tweet: anti-vaccini (anche se si dice no-vax quello è), anti-merendine, anti-McDonald, anti-aborto, anti-tuttoquellochenonpiacesenzasapereperché.

Viene in mente la riuscitissima imitazione di Fausto Bertinotti, che Corrado Guzzanti, anni fa, propose al pubblico di Rai 3, nel programma L’Ottavo nano. «Mi alzo alle 9 – diceva Guzzanti/Bertinotti – mi faccio la barba, vado in parlamento, fresco e riposato e voto contro. Non so nemmeno di cosa si parla, ma voto contro».

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