«La vita è troppo corta per bere vini cattivi», diceva, con una frase divenuta celeberrima, Luigi Veronelli (1926 -2004) indimenticabile enologo, gastronomo e arguto scrittore.
Ed è innegabile che il Barolo appartenga ai vini bevibili con amore che «come le belle donne» sono «differenti, misteriosi e volubili, ed ogni vino come una donna va preso. Comincia sempre col rifiutarsi con garbo o villania, secondo temperamento e si concede solo a chi aspira alla sua anima, oltre che al suo corpo. Apparterrà a colui che la scoprirà con delicatezza». (Luigi Veronelli – intervista Il dono di Dioniso, “L’Espresso”, dicembre 1998).
Barolo: vino rosso prodotto in alcuni Comuni del Piemonte (Barolo, Castiglione Falletto ed altri), a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, la cui prima delimitazione territoriale risale al 31 agosto 1933.
Di colore rosso granato con riflessi aranciati, l’enologo lo definisce come un vino dal «bouquet (insieme dei profumi che un vino acquista con la maturazione in botte ed in seguito in bottiglia) ampio e continuo (caratteristica del profumo di un vino ricco e complesso), con sentore di viola, di gudron (profumo tipico di grandi vini rossi invecchiati) e, accentuato, di rosa appassita», dal sapore «completo e austero (vino imponente, ben definito leggermente amarognolo) rivela solo ad attenta bocca il nerbo netto e la stoffa aristocratica; ha piena razza».
Il Barolo, che deve avere una stagionatura di almeno 38 mesi (di cui 18 in botti di rovere e castagno) ha lunga vita, in media dagli 8 ai 15 anni. Qualche bottiglia in particolari condizioni di conservazione può raggiungere età assai maggiori raggiungendo anche un miglior risultato.
Il Barolo richiede la conservazione in una cantina ombrosa e la bottiglia, del tipo Bordolese o borgognona, deve essere tenuta coricata; il collo appena appena più alto del centro del suo fondo. Dopo alcuni anni è consigliato controllare lo stato di salute del tappo e laddove presenti segni di muffa o macchie è bene estrarlo e sostituirlo.
Prima di berlo è consigliato di stappare la bottiglia e “sboccarla” 12 ore prima, dopo averla tenuta 24 ore in ambiente tiepido e in posizione eretta, se non è stato usato il cestino per adattarla.
La decantazione, da effettuarsi in caraffa di trasparenza cristallina, permette di eliminare il cosiddetto odore di chiuso, ravviva il bouquet e mette in risalto il colore.
Sempre il Veronelli consigliava di presentare la caraffa assieme alla memorabile bottiglia polverosa «non per vanità sia pure legittima ma per doveroso senso di riconoscenza e di rispetto».
Non si dimentichi poi che anche questo vino è nel segno della libertà: «Il vino riempie di coraggio il cuore dell’uomo e colui che più copiosamente avrà bevuto, di tante maggiori speranze sarà colmo e tanto più animosamente sentirà di sé e sarà pieno di libertà e di sapienza». (Platone)