LA PAROLA

Cascatàzzu

In questi giorni con l’Italia allertata dal Burian siberiano – di cui dà conto qui su TESSERE Clelia Pettini – chiuso in casa, ho telefonato in Australia a mio cognato Turìddu (Salvatore) classe 1934. Vive a Sydney da quando aveva diciotto anni.

« Ciàu Turìddu, sugnu Pippu, commu jèmmu (come va) ?»
« Oh ! Ccud monning cugnàtu…’ccussì ‘ccussì, cu ‘stu gran càudu c’ha fattu ccà, mi sentu cascatàzzu e …».

Mi ha raccontato che, qualche settimana fa, sono stati colpiti in città dal «Brickfielder», un vento arrivato dal deserto di quel continente, a suo dire, caldissimo e «’mpruulazzàtu» (impolverato), portatore di temperature oltre i 43° che, per qualche giorno ha costretto anche lui, per “par condicio” gli ho replicato io, a chiudersi in casa.

“Cascatàzzu” ai non siciliani può sembrare una parolaccia. Il termine invece sta per “Cascante” e sintetizza la precarietà che gli esseri umani saltuariamente accusano, non solo per il freddo o il caldo, come in questo caso, ma in generale per un dispiacere, per lo stato fisico e mentale, magari per l’indebolimento nel corso di una banale influenza o il lento deperire dopo lunga malattia.

Questa parola si aggancia a sinonimi in italiano, come “fatiscente”, “disfatto”, “debole”, e trovano riscontro non solo nelle persone, ma nella natura, negli animali e nelle cose che accompagnano la quotidianità con pensieri, che a volte, per pudore, non si esprimono.

Possono essere: nella casa al mare di un amico (a cui non si proferisce parola) “cascatàzza” la facciata, da restaurare, che ha subìto le saltuarie sferzate del Grecale con burrascose tempeste di schiume pregne di salsedine; “cascatàzze”, anche le finestre che cigolano dai cardini divelti, sul glicine schiantato, nell’attesa di radicali potature e complessi interventi.

Da qualche mese è “cascatàzzu” anche Maciste, un possente gatto Soriano senza coda, castrato dal Veterinario comunale quindici anni fa. Zoppicando l’ho visto aggirarsi lento nel giardino condominiale, ma godendosi ancora la sua felina libertà e tra un miagolio e l’altro sfidare, con rassegnata solitudine, la “buriana”, alla faccia dell’allerta rosso-arancione del Meteo che sta lasciando molte persone nell’aria gelida : “cascatàzzi” !

P.S. Rileggendo il testo, senza volerlo, sono saltate fuori le desinenze : “àzza – àzze – àzzi” mancherebbe “àzzo” … nel dialetto siciliano la “o” diventa e si pronuncia “u” (anche in quella parola, nella circostanza, malpensata).

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