LA PAROLA

Crollo

C’è il crollo nervoso e quello dell’economia, il crollo delle speranze, delle quotazioni in borsa e dei prezzi. Poi c’è il crollo strutturale, «la caduta improvvisa e violenta di una struttura», scrive il vocabolario Treccani.

Crollo, dal latino conrotulare (girare, rotolare) o corruere (andare in rovina), significa fallimento, tracollo, crac. Ma in questo periodo, più che mai, i sinonimi sono caduta, rovina, frana, cedimento, disastro. Il viadotto Morandi di Genova è crollato, è caduto, è franato, si è sbriciolato per circa 200 metri, il 14 agosto, portando con sé decine di vite (le vittime e la vita di chi, scampato alla morte, continuerà a tenere dentro di sé l’orrore e il terrore).

Ed è solo l’ultimo di una serie di crolli di strutture viarie, più o meno annunciati, più meno gravi, che hanno fatto più o meno vittime, da nord a sud dello Stivale, senza distinzione di area geografica. Perché tutta l’Italia cade a pezzi, mentre l’Europa e il mondo ci guardano esterrefatti, davanti alla diretta delle macerie fumanti e delle vite spezzate nell’ultimo dei disastri.

Sì, perché dal 2013 sono crollati 10 tra cavalcavia e viadotti. Due all’anno: il più recente prima di Genova, quello del raccordo A1-A14, a Bologna, il 6 agosto 2018, dove si è sfiorata la strage e che ha avuto un bilancio di due morti e 145 feriti; poco più di un anno prima, il 9 marzo 2017, è stata la volta del cavalcavia sulla A14 fra Loreto e Ancona (due morti e due feriti); il 18 aprile 2017, è venuto giù un un viadotto della tangenziale di Fossano, nel Cuneese (per fortuna nessuna vittima); il 23 gennaio 2017, è crollato il viadotto Fiumara Allaro, in Calabria, anche in questo caso nessuna vittima; il 28 ottobre 2016, in provincia di Lecco, ha ceduto il cavalcavia di Annone, mentre sopra stava transitando un tir (due auto sono rimaste schiacciate e un uomo di 68 anni ha perso la vita); il 10 aprile 2015, è collassato un pilone del viadotto Himera sull’Autostrada Palermo-Catania, fortunatamente senza provocare danni alle persone e alle auto; il giorno di Natale il viadotto Scorciavacche, sulla statale Palermo-Agrigento, inaugurato solo due giorni prima, è crollato (solo il caso ha evitato morti e feriti); il 7 luglio 2014, è toccato al viadotto Petrulla, in provincia di Agrigento, quattro feriti; il 18 novembre 2013, la terribile alluvione che ha colpito la Sardegna ha provocato il crollo di un ponte sulla provinciale Oliena-Dorgali, in cui è morto un poliziotto e altri tre sono rimasti feriti. Due morti, invece è il bilancio del crollo del viadotto sul torrente Strula a Carasco, in Liguria, il 22 ottobre 2013.

E in questi giorni di sbigottimento di fronte alla tragedia di Genova, si parla di almeno altre 300 strutture viarie obsolete e a rischio, in un Paese in cui, si legge su “Il Fatto quotidiano”, «l’Anas gestisce 25.500 chilometri di strade e 24.241 chilometri di strade statali; i concessionari hanno la titolarità di 7.123 km di autostrade, 686 gallerie e 1.608 viadotti; le Regioni governano 155.000 chilometri, mentre ai comuni spetta il grosso delle strade italiane: 1,3 milioni di chilometri».