LA PAROLA

Crowdfunding

Se ne sente parlare sempre più spesso, è facile, non costa molto e, se l’idea è buona e ben pubblicizzata, si possono ottenere grandi risultati. Il crowdfunding (dall’inglese crowd, folla, massa, e funding, finanziamento) è una forma di finanziamento, una «raccolta collettiva e collaborativa di fondi, effettuata attraverso la rete, aperta a tutti coloro che decidono di sostenere progetti innovativi e imprese appena costituite», spiega il vocabolario Treccani. Lanciato nel 2006, è stato un crescendo, parallelamente all’evoluzione dei social network, con un’accelerazione decisiva data dalla nascita della piattaforma Kickstarter nel 2009. Oggi, di queste piattaforme se ne contano a centinaia in tutto il mondo.

Il sistema è semplice: chi ha un’idea, un progetto, una start-up da sostenere, la propone su un sito internet o sui social (collegandola a una piattaforma di raccolta fondi) e ne illustra i contenuti: innovazione, valore sociale, valore artistico, ecc.. Quindi, scrive di quanti soldi ha bisogno, in quanto tempo li deve trovare, come verranno premiate le persone che sosterranno la sua idea (che dovranno poi essere costantemente informate sugli sviluppi). Se la somma prevista non viene raggiunta nel tempo previsto, ogni donazione viene restituita.

Negli ultimi anni, grazie anche alla proliferazione di nuove applicazioni web, il crowfunding ha avuto una crescita esponenziale. Si parla di mezzo milione di progetti, solo in Europa, che senza questo sistema non avrebbero mai visto la luce e che hanno messo in movimento miliardi di euro.

Il rogo della Città della scienza – foto Salvatore Laporta

Ci sono esempi famosi di crowdfunding, da quello di Barack Obama, lanciato per sostenere la prima e la seconda campagna elettorale, a Tous mécènes (Tutti mecenati) del Louvre (per l’acquisto del dipinto Le tre Grazie di Lucas Cranach il Vecchio, da un collezionista privato), oppure la campagna La città della scienza, per ricostruire il polo scientifico di Bagnoli, a Napoli, distrutto da un incendio doloso a marzo 2013. Anche TESSERE ha sostenuto e pubblicizzato un crowdfunding, per il recupero di un importante archivio fotografico olandese.

Tuttavia, web 2.0, piattaforme on line, rete….niente di nuovo perché il crowdfunding è il nipote evoluto di pratiche di raccolta fondi già in voga tra il XVIII e il XIX secolo. Sembra che sia dello scrittore irlandese Jonathan Swift l’idea degli Irish Loan Fund, istituti collettivi di microcredito che combattevano la povertà del popolo irlandese grazie alle donazioni. «Alla fine dell’Ottocento – si legge su Wikipedia – la rivista “The World”, di Jospeh Pulitzer lanciò una raccolta di fondi dal basso per finanziare il piedistallo e l’installazione della Statua della Libertà, poiché il comitato preposto era riuscito a raccogliere solo 150.000 dei 300.000 dollari necessari. Nella storia delle comunità ebraiche era presente, già ai tempi della diaspora dopo la distruzione del Tempio da parte dei Romani, una forma di finanziamento collettivo. Gli ebrei ricchi donavano denaro alla comunità, per il sostentamento delle famiglie più povere. Nel 1600, era attraverso la raccolta capillare di fondi, cui partecipavano tutte le comunità coinvolte, che si finanziavano i monarchi europei».

Storia e qualità del progetto a parte, può anche succedere che il crowdfunding non funzioni, anzi capita spesso. In quel caso non avvilirsi e soprattutto non lanciarsi in sfoghi sul web come accade a Claudio, protagonista del film del 2016 Che vuoi che sia, di Edoardo Leo, e alla sua compagna, che poi è difficile tornare indietro!