LA PAROLA

Frammento

Nel suo libro di aforismi Il dizionario del Diavolo l’americano Ambrose Bierce, per gli amici “Bitter” (uno che aveva l’amaro in bocca, un giornalista perennemente incazzato col mondo e in particolare con i suoi contemporanei, uno scrittore col dono di spargere sale su tutto ciò che vedeva) alla voce frammento scrisse: «Sostantivo maschile. In letteratura composizione che l’autore non è stato capace di finire». Naturalmente non si fermò solo a questo. Alla voce vanità, per dire, vergò: «Tributo di uno stupido al merito del somaro che gli è più vicino». E alla voce tetraggine (per farvi capire il tipo): «Condizione dello spirito indotta da un cantante negro, da una rubrica umoristica di giornale, da una speranza nel paradiso, da un dizionario del diavolo» (cioè il suo).

Per evitare accuse di razzismo occorre ricordare che Bierce era americano dell’Ohio, nato a Horse Cave Creek nel 1842, che fece la guerra civile, non ebbe mai occasione di ascoltare Ella Fritzgerald e scrisse un bellissimo libro grazie alla sua esperienza bellica dal titolo Tales of Soldiers e Civilians. Lo citiamo perché la realtà che viviamo oggi, è piuttosto frammentata. Ogni giorno ci propina un dibattito. Ogni istante, attraverso i social, dobbiamo decidere con chi stare. La nostra vita è un referendum continuo. Ha ragione Di Maio? Ha ragione Calenda? E i Benetton? E l’Ilva? E le pensioni? Non ci è dato il tempo di capire. Dobbiamo cliccare il nostro “like” quotidiano, senza essere informati, né acculturati. In ogni bar che si rispetti, tra un caffè e un cappuccino, c’è un idraulico che pontifica sulle leggi del mare, un imbianchino che dibatte sui difetti strutturali dei ponti in cemento armato e un cretino che accusa i giornalisti di essere tutti prezzolati. Così la vita è un percorso ad ostacoli. Anzi un videogioco ad ostacoli. Insomma…frammentata.

Ma frammento è anche ciò che rimane di qualcosa andato in pezzi. Un progetto più grande, un’idea più luminosa che grazie a un trauma non c’è più. In altre parole frammento ci porta a considerare che quella piccola scheggia rimastaci in mano, faceva parte di un tutto. Qualcosa che doveva essere più coerente, più bello, certo migliore del mondo di oggi. L’unico superstite di un’idea defunta che un tempo permetteva alla gente di ascoltare, di informarsi e dunque agli imbianchini di parlare di vernici e agli idraulici di tubi. Poi è successo qualcosa… Il sogno si è infranto. Ma non saprei dire perché.

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